martedì 31 maggio 2011

LA FELICITA’

LA FELICITA’



E crescendo impari che la felicità non è quella delle grandi cose.
Crescendo impari che la felicità è fatta di cose piccole ma preziose.

...e impari che il profumo del caffè al mattino è un piccolo rituale di felicità,
che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro,
che bastano gli aromi di una cucina,
che basta una bella giornata di sole,
che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve,
che bastano i sorrisi delle persone a cui vuoi bene,
che basta l’abbraccio della persona che ami
...e impari che la felicità è fatta di emozioni in punta di piedi
... e impari che l'amore è fatto di sensazioni delicate,
di presenze vicine anche se lontane
... e impari che basta guardare una foto per annullare il tempo
... e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore
...e impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccoli attimi felici
...e impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi
... e impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami
... e impari che tenere in braccio un bimbo è una deliziosa felicità
...E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità.

pittura ad acquarello – esercizi di colore - FREE EBOOK


Con piacere divulghiamo questo utilissimo libro pubblicato sul meraviglioso sito LA PAPPA DOLCE, IL BLOG.
http://lapappadolceblog.wordpress.com/2011/01/02/free-ebook-pittura-ad-acquarello-esercizi-di-colore/
La Tribù dell'Albero

sabato 28 maggio 2011

IL CALCEDONIO AZZURRO



Classe minerale: ossidi, gruppo dei quarzi
Formula chimica: SiO2
Sistema cristallino: trigonale
Processo litogenetico: primario o secondario
Colore:azzurro, azzurro e bianco a strisce

La pietra della comunicazione e dell’ottimismo

Pietra già conosciuta nell’antichità, veniva associata all’aria e all’acqua e si usava per i disturbi da esse generati come raffreddori ed influenze.

Questo cristallo, che agisce sul 5° chakra , è legato a tutti gli aspetti della comunicazione, dal farsi capire al comprendere gli altri. Migliora la capacità dialettica e la proprietà di linguaggio.

Sviluppa inoltre ottimismo e fiducia in se stessi e poiché svolge un’ azione anche sul 6° chakra dona consapevolezza ed apertura mentale. Aumenta la creatività e l’intuizione. Fa percepire in modo profondo i propri sentimenti e rende consci dei propri desideri e aspirazioni.

La tradizione la vuole capace di rafforzare la memoria ed aiutare nei momenti di stress. Per questo motivo, e per la sua azione positiva sulla capacità di comunicazione, si rivela utilissimo nello studio e durante gli esami.

Secondo la tradizione, a livello fisico agirebbe sull’apparato respiratorio, sarebbe benefico contro i raffreddori e i disturbi dovuti al fumo. Utile anche a chi soffre di metereopatia. Favorirebbe il flusso della linfa e dei liquidi, drenando il loro eccesso nei tessuti.Infine, secondo gli esperti di cristalli, faciliterebbe la produzione di latte nella donna.

Si indossa come ciondolo o monile di altro genere. È una pietra ornamentale di facile reperibilità. Durante la meditazione si pone sul 6° chakra, per beneficiare della sua azione a livello mentale e spirituale.

Si purifica con l’acqua corrente, si ricarica alla luce indiretta del sole.


Proprietà
Al Calcedonio grigio azzurro vengono da sempre attribuite molteplici virtù: prevenire i malesseri della gola, rafforzare le capacità espressive, aiutare in caso di influenza e raffreddore. In cristalloterapia è una pietra molto importante alla quale sono state riconosciute oltre alle tradizionali virtù terapeutiche anche la proprietà di prevenire i disturdi dell’orecchio, di regolarizzare la temperatura del corpo, di stimolare la produzione del latte materno. A livello mentale ed emotivo il Calcedonio grigio azzurro stimola la comunicazione, aiuta ad esprimere bisogni e desideri, migliora la memoria, aumenta la capacità dialettica, accentua il senso di adattamento, aiuta ad affrontare le situazioni stressanti.
Come si usa
posizionato sulla fossetta della gola ne rgola le funzioni, migliora la voce, protegge la gola. Applicato sulle spalle in abbinamento alla labradorite attenua tensioni e dolori. Portata al collo come collana rende più positivi e fiduciosi, protegge le corde vocali,controlla la temperatura corporea. Il Calcedonio grigio azzurro usato insieme al cristallo di rocca e collocato sulle ginocchia ne attenua dolori e tensioni.
descrizione e leggenda
Il Calcedonio grigio azzurro, detto anche Calcedonio comune, è una varietà microcristallina di quarzo che presenta una tonalità bianco grigiastra azzurrognola. Esistono molte altre varietà di Calcedonio : agate, onice nero o screziato di bianco, corniola rossa, sarda arancio bruno, crisoprasio verde mela, plasma verde, l’eliotropio verde cupo con picchettature rosse o gialle e un raro Calcedonio blu, rinvenuto negli Stati Uniti. Le virtù terapeutiche sopracitate si riferiscono solo al Calcedonio grigio azzurro.

venerdì 27 maggio 2011

Il mistero dei bambini delle stelle - (bambini indaco)


da un articolo tratto dalla Rivista Kairòs
Fin dalla culla ci osservano con occhi intensi e concentrati; niente a che vedere con il consueto sguardo "acquoso" e sognante dei neonati. Il loro è uno sguardo acuto e consapevole, serio, a volte severo, da adulto. E’ lo sguardo di chi "sa". Più avanti, quando sono in grado di parlare, anticipano quel chestiamo per dire, ci leggono letteralmente nel pensiero. La nostra interiorità è, per loro, del tutto trasparente. A tre, quattro anni, ci regalano perle di saggezza, aprono per noi finestre su quel mondo spirituale che per loro è tanto reale quanto per noi il mondo fisico che ci circonda. A sette, otto anni ci danno lezioni di morale, rifuggono le bugie e le piccole ipocrisie di noi adulti, smascherano le non verità che a volte mettiamo avanti anche con buone intenzioni, smontano le nostre complesse dinamiche psicologiche con poche, semplici parole che ci lasciano senza fiato. Sono pieni non solo di sapienza ma anche di compassione verso ogni creatura della Terra. Sono i Bambini delle Stelle, gli Star Children o Indigo Children (perché, a quanto pare, la loro aura è color indaco), sono quei bambini che a migliaia si stanno incarnando - secondo alcuni fin dagli anni Sessanta - per portare soccorso a questo nostro pianeta agonizzante e che, non riconosciuti o accolti da genitori e insegnanti inadeguati a coglierne le straordinarie caratteristiche e gli speciali talenti, spesso finiscono ad ingrossare le statistiche dei bambini e degli adolescenti disadattati. I genitori e gli insegnanti ricorrono ai medici che diagnosticano una sindrome da iperattività o "Sindrome da deficit di attenzione" (ADS) e prescrivono psicofarmaci come il Ritalin per ridurne l’irrequietezza. Il fatto è che questi bambini speciali sono talmente dotati da annoiarsi nel sistema scolastico tradizionale. Nel loro libro "The Indigo Children" (1999), Lee Carroll e Jan Tober descrivono il "bambino Indigo" come un essere dotato "di un patrimonio nuovo e fuori dal comune di caratteristiche che rivelano un modello di comportamento senza precedenti". Bambini che fanno la loro comparsa in qualsiasi paese del mondo e nelle culture più diverse (Nkosi Johnson, il piccolo sudafricano malato di Aids che si batté fino alla morte per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale su questa piaga, e Iqbal Masih, ucciso a meno di 13 anni per aver denunciato davanti al mondo il dramma dei bambini schiavi, hanno tutte le caratteristiche per essere considerati Star Children (1)). Secondo Carroll e Tober, il fenomeno non ha ancora ricevuto attenzione mondiale per il semplice fatto che è troppo difficile da incanalare nei paradigmi psicologici tradizionali che considerano l’essere umano e l’umanità nel suo insieme come un modello statico e non in evoluzione. "In generale - scrivono - la nostra cultura tende a credere nell’evoluzione ma solo riferendola al passato. Il pensiero che potremmo assistere al lento arrivo sul pianeta - che si manifesta in questi bambini - di una nuova coscienza umana va al di là delle possibilità di questo pensiero conservatore". Nel suo recente libro "The World’s Star Children are under Attack" ("I bambini delle stelle di tutto il mondo sono sotto attacco", 2002) James Donahue parla del fenomeno di "bambini con speciali doni psichici e una conoscenza spirituale subconscia che nascono da genitori ‘normali’ e vengono istruiti da insegnanti del nostro tempo che non li comprendono". Sono considerati anormali perché rifiutano di accettare gli standard educativi tradizionali o anche di obbedire all’autorità dei genitori o del maestro in quanto possiedono una conoscenza e una saggezza antiche che vanno ben al di là dei limiti degli adulti con cui hanno a che fare. In un saggio su quelli che chiama i "Crystalline Children", un altro autore americano, Keth Luke, osserva che "questi bambini sono altamente intuitivi. Vedono tutto e percepiscono tutto in un’unità. Non pensano in modo lineare ma per così dire olograficamente". Secondo Georg Kühlewind, antroposofo di origine ungherese, tra i primi ad occuparsi del fenomeno (e di cui pubblichiamo a seguire un’intervista) (2), i "bambini delle stelle", che possiedono prima di tutto una stupefacente maturità, portano con sé un potente impulso spirituale e sono insoddisfatti del mondo degli adulti che trovano nascendo. Dispongono di un surplus di energia vitale e spirituale, doti che, invece di essere riconosciute, valorizzate e accompagnate da una pedagogia adeguata, vengono sbrigativamente interpretate come sintomi di disturbi più o meno gravi e "curate" con psicoterapie premature o, come dicevamo, con farmaci che tendono a "normalizzare" questi bambini. Non riconosciuti dunque dagli adulti cui sono stati affidati e che non sanno come comportarsi con loro, i "bambini delle stelle" possono allora diventare davvero "bambini difficili" e, crescendo, arrivare addirittura ad essere tossicomani o criminali. Nel suo libro, Kühlewind sottolinea come la pedagogia Waldorf sia la più adatta a trattare con questi bambini e di come sia richiesto all’adulto un profondo lavoro su di sé per avvicinarsi ai "bambini delle stelle" con un atteggiamento pieno di rispetto e di veridicità. Il fatto che il fenomeno sia relativamente nuovo e ancora poco discusso porta con sé alcuni rischi che è bene sottolineare. Per esempio quello, diffuso negli Stati Uniti, di ricondurre il fenomeno in parametri di tipo New Age, con conseguenti interpretazioni a volte estreme: bambini rapiti e istruiti dagli alieni, bambini venuti a introdurre "cambiamenti genetici e biologici" nel genere umano, "esseri che portano con sé la vibrazione che armonizzerà il mondo e l’Uno", etc. O l’altro, diffuso anche in ambienti antroposofici, di considerare "bambino delle stelle" qualsiasi bambino che presenti difficoltà di comportamento o di apprendimento. Sebbene, dunque, ancora poco studiati, sebbene, fortunatamente, non ancora caduti nelle grinfie dei mass media, i "bambini delle stelle" comunque sono ormai in mezzo a noi. Perché stiano arrivando a migliaia e come dobbiamo porci di fronte ai loro talenti, alla loro sapienza, al loro sguardo, alle loro problematiche sono le domande e le sfide che noi adulti, genitori, insegnanti, terapeuti, dobbiamo seriamente porci per non disattendere le loro aspettative e per aiutarli ad adempiere il loro misterioso compito sulla Terra.

(1) – V. Kairós n. 29, settembre-ottobre 2001.
(2) – Il suo libro "I bambini delle stelle" è stato pubblicato lo scorso anno in Germania ed è ora disponibile anche in francese, Editions Triades, Parigi 2002.

articolo tratto da Kairos

giovedì 26 maggio 2011

l' Amore



l' Amore


[...] Allora Almitra disse: Parlaci dell'Amore.

Ed egli sollevò il capo e guardò il popolo, e una gran pace discese su di loro.

E a voce alta disse:

Quando l'amore vi fa cenno, seguitelo,

Benché le sue strade siano aspre e scoscese.

E quando le sue ali vi avvolgono, abbandonatevi a lui,

Benché la spada che nasconde tra le penne possa ferirvi.

E quando vi parla, credetegli,

Anche se la sua voce può mandare in frantumi i vostri sogni come il vento del nord lascia spoglio il giardino.

Perché come l'amore v'incorona così vi crocifigge.

E come per voi è maturazione, così è anche potatura.

E come ascende alla vostra cima e accarezza i rami più teneri che fremono al sole,

Così discenderà alle vostre radici che scuoterà dove si aggrappano con più forza alla terra.

Come fastelli di grano, vi raccoglierà.

Vi batterà per denudarvi.

Vi passerà al crivello per liberarvi dalla pula.

Vi macinerà fino a farvi farina.

Vi impasterà fino a rendervi plasmabili.

E poi vi assegnerà al suo fuoco sacro, perché possiate diventare il pane sacro nei sacri conviti di Dio.

Tutto questo farà in voi l'amore, affinché conosciate i segreti del cuore,

e in quella conoscenza diventiate un frammento del cuore della Vita.

Ma se avrete paura, e cercherete soltanto la pace dell'amore ed il piacere dell'amore,

Allora è meglio che copriate le vostre nudità, e passiate lontano dall'aia dell'amore,

Nel mondo senza stagioni dove potrete ridere, ma non tutto il vostro riso, e piangere, ma non tutto il vostro pianto.

. . . . .

L'amore non dà nulla all'infuori di sé, né prende nulla se non da se stesso.

L'amore non possiede né vuol essere posseduto,

Perché l'amore basta all'amore.

Quando amate non dovreste dire: "Dio è nel mio cuore" ma, semmai, "sono nel cuore di Dio".

E non crediate di guidare il corso dell'amore,

poiché l'amore, se vi trova degni, guiderà lui il vostro corso.

L'amore non desidera che il proprio compimento.

Ma se amate e quindi avete desideri, i vostri desideri siano questi:

Sciogliersi e farsi simili a un ruscello che scorra e canti alla notte la sua melodia.

Conoscere il martirio della troppa tenerezza.

Esser feriti dal vostro proprio intendere l'amore,

E sanguinare di buon grado, gioiosamente.

Svegliarsi all'alba con un cuore alato e dire grazie a un nuovo giorno d'amore;

Riposare nell'ora meridiana e meditare sull'estasi amorosa;

Tornare a casa con gratitudine la sera;

E addormentarsi con una preghiera per chi amate nel cuore, e un canto di lode sulle labbra.

Il Profeta di Kahlil Gibran

mercoledì 25 maggio 2011

HO IMPARATO A SOGNARE



Ho imparato a sognare che non ero bambino
che non ero neanche un età
quando un giorno di scuola
mi durava una vita
e il mio mondo finiva un po' la...
Tra quel prete noioso
che ci dava da fare
il pallone che andava come fosse a motore
c'è chi era incapace a sognare
e chi sognava già

Ho imparato a sognare
e ho iniziato a sperare
che chi ha d'avere avrà
Ho imparato a sognare
quando un sogno è un cannone
che se sogni ne ammazzi metà
quando inizi a capire che sei solo in mutande
quando inizi a capire che tutto è più grande
c'è chi era incapace a sognare
e chi sognava già

Tra una botta che prendo
e una botta che do
tra un amico che perdo
e un amico che avrò
e se cado una volta,
una volta cadrò
e da terra da lì m'alzerò
c'è che ormai che ho imparato a sognare
non smetterò..

Ho imparato a sognare
quando inizia a scoprire
che ogni sogno ti porta più in là
cavalcando aquiloni
oltre i muri e i confini
ho imparato a sognare da là
quando tutte le scuse per giocare son buone
quando tutta la vita è una bella canzone
c'è chi era incapace a sognare
e chi sognava già


Tra una botta che prendo
e una botta che do
tra un amico che perdo
e un amico che avrò
e se cado una volta,
una volta cadrò
e da terra da lì m'alzerò
c'è che ormai che ho imparato a sognare
non smetterò..
c'è che ormai che ho imparato a sognare
non smetterò..
c'è che ormai che ho imparato a sognare
non smetterò..

FIORELLA MANNOIA

martedì 24 maggio 2011

Inspirando … espirando



*- Il momento presente -*


Arrivare a un intimo contatto è una pratica importante. Noi entriamo in contatto con le mani, gli occhi, gli orecchi e anche con la nostra consapevolezza. La prima pratica che appresi durante il mio noviziato fu quella di inspirare ed espirare, di venire a contatto con ciascun respiro grazie alla mia consapevolezza, di identificare l’inspirazione come inspirazione e l’espirazione come espirazione. Quando mettete in pratica questo metodo, la mente e il corpo si pongono sullo stesso piano, i pensieri errabondi si arrestano e siete nella vostra condizione ottimale. La consapevolezza è la sostanza di un Buddha. Quando penetrate intimamente in questo momento, cogliete la natura della realtà e quest’intuizione vi libera dalla sofferenza e dalla confusione. In una certa misura la pace è già presente: il problema è se sappiamo come attingerla. La respirazione cosciente è la più importante pratica buddhista per attingere la pace. Vorrei proporvi questo breve esercizio:

Inspirando, calmo il corpo.
Espirando, sorrido.
Dimorando nel momento presente,
So che questo è un momento meraviglioso.

“Inspirando, calmo il corpo”.
 È come bere un bicchiere d’acqua fresca. Sentite la frescura che vi pervade il corpo Quando inspiro e recito questo verso, faccio veramente esperienza del mio respiro che rasserena il mio corpo e la mia mente. Nella meditazione buddista, la mente e il corpo diventano una sola cosa.
“Espirando, sorrido”.
Un sorriso può rilassare centinaia di muscoli facciali e rendervi padroni di voi stessi. Quando osservate un’immagine del Buddha, lo vedrete sempre sorridente. Quando sorridete con consapevolezza, vi rendete conto della meraviglia di un sorriso. “Dimorando nel momento presente”. Recitiamo questo verso quando inspiriamo nuovamente e non pensiamo a nient’altro. Sappiamo esattamente dove siamo.
Di solito diciamo: “Aspetterò fino alla fine della scuola e al conseguimento della laurea, e allora vivrò veramente”. Ma quando abbiamo ottenuto il diploma, diciamo: “Per vivere veramente la vita, devo aspettare fino a quando avrò un lavoro”. Dopo il lavoro, ci serve un auto e dopo l’auto una casa. Non riusciamo ad essere vivi nel momento presente. Differiamo sempre la vita al futuro, non sappiamo esattamente quando. Ci può capitare di non essere mai veramente vivi per tutta la nostra vita. La tecnica, sempre che di una tecnica si debba parlare, è quella di essere nel momento presente, di essere consapevoli di essere qui e ora, che l’unico momento da vivere è il presente. Quando espiriamo, diciamo: “So che questo è un momento meraviglioso”. Essere veramente qui e ora e godere del momento presente, ecco il nostro compito più importante.

Possiamo anche abbreviare i versi in sei parole. Quando inspiriamo, diciamo a noi stessi: “Calmarsi”, e quando espiriamo: “Sorridere”. Quando inspiriamo nuovamente, diciamo: “Momento presente”, e quando espiriamo: “Momento meraviglioso”.
Praticare questo metodo ci può aiutare ad attingere immediatamente la pace. Non dobbiamo aspettare la presenza di altre condizioni.
Ecco un altro esercizio che ci aiuta ad attingere la pace e la serenità:
Inspirando, sono consapevole del mio cuore. Espirando, sorrido al mio cuore. Faccio voto di mangiare, bere e agire in modi che in me preservino salute e benessere.
Nel momento in cui diveniamo veramente consapevoli del nostro cuore, proviamo immediatamente una sensazione di conforto e liberazione. Il nostro cuore ha lavorato notte e giorno, pompando migliaia di litri di sangue per nutrire tutte le cellule del corpo e per conservare la nostra pace, e sappiamo che, se il cuore cessa di battere, moriamo. Eppure non ci prendiamo gran cura del nostro cuore. Mangiamo, beviamo e agiamo in modi che sono causa di tensione e stress. Quando veniamo a contatto con il nostro cuore grazie alla consapevolezza, vediamo chiaramente che un cuore in buone condizioni è un elemento di pace e felicità reali, e facciamo voto di vivere in modo tale da conservare il nostro cuore in buone condizioni.

Thich Nhat Hanh

lunedì 23 maggio 2011

LA MEDITAZIONE DEL CALMO DIMORARE



  La pratica del calmo dimorare è il primo dei due stadi di meditazione di shamata e vipassana. Si tende ad accentuare l’importanza di vipassana (“l’osservazione profonda”) che può portarci a grandi intuizioni e liberarci dalla sofferenza e dalle afflizioni. La pratica di shamata (“il fermarsi”) però è di importanza fondamentale: se non ci sappiamo fermare non possiamo avere alcuna comprensione risvegliata. Shamata ha quattro funzioni: fermarsi - fermare i pensieri, le abitudini, la tendenza a dimenticare, le emozioni forti che ci condizionano; calmarsi – imparare l’arte di inspirare ed espirare, fermare le nostre attività e calmare le nostre emozioni; riposare– praticare in modo da lasciare andare ogni tensione nel corpo, nelle emozioni e nella coscienza; guarire –innaffiare i semi della calma, della pace e della gioia in noi e fuori di noi. Sessioni di meditazione si alternano a sessioni di asana, le posture classiche dello yoga, che risvegliano i sottili canali energetici del corpo e preparano la mente alla meditazione.
Praticare la meditazione, non significa tentare di vedere colori o forme o cercare di modellare un’esperienza o un’altra.
La meditazione, dal punto di vista del Mahamudra, significa sgomberare, liberare la mente da tutte le forme di attaccamento, di appiglio, di volere, di caratterizzazione delle cose.
Non si tratta tanto di far qualcosa, quanto di disfare i legami e le catene che imprigionano la mente. Abbandonando l’attaccamento alle cose come se fossero dotate di realtà inerente, si rilascerà la presa mentale nei confronti di queste cose e la volontà che vi è connessa, sicché l’apparenza si troverà ad essere libera da sé.
Spesso si crede che meditare significhi imporre uno stato di vuoto alla mente, uno stato senza pensiero né movimento mentale: quest’idea è sbagliata, perché se la meditazione fosse uno stato senza pensiero, questo tavolo davanti a noi starebbe meditando!
La meditazione non ha nulla a che vedere con il fatto di creare un vuoto volontario nella mente: meditare non significa bloccare il movimento dei pensieri, ma restare in uno stato in cui questi pensieri non fanno presa.
Se non ci fossero pensieri o movimento concettuale nella mente, chi mediterebbe?
La meditazione consiste dunque semplicemente nel riconoscere ciò che ci lega all’apparenza, alla manifestazione esterna, e rilasciare la stretta delle fissazioni mentali. Significa operare una distensione rispetto all’abituale condizionamento, e lasciare che questa distensione crei il suo effetto: gli oggetti su cui la mente si fissa cadono da sé, i nodi si disfano da soli.
Meditare significa disfarsi di quella corazza che ci siamo forgiati, degli abiti superflui che portiamo; allora, abbandoniamo una ad una le vesti concettuali, per rimanere nella nudità primordiale.
In questa distensione si prova lo stato fondamentale della mente come luce, come coscienza conoscente, come lucidità viva.
Questa chiarezza della mente è definita come coscienza istantanea, immediata, uno stato esente da elaborazioni mentali o reificazione. Semplicemente, dobbiamo restare nel godimento di questo stato, lasciando la mente nella sua dimensione propria, senza caratterizzare o giudicare alcunché, senza neppur concepire la nozione di meditazione.

giovedì 19 maggio 2011

-Antico inno vedico





IO SALUTO IL SUPREMO MAESTRO, LA VERITA’,

LA CUI NATURA E’ LA BEATITUDINE;

COLUI CHE DONA LA PIU’ GRANDE FELICITA’;

L’ESSERE CHE E’ PURA SAGGEZZA;

CHE E’ OLTRE TUTTE LE QUALITA’ ED E’ INFINITO COME IL CIELO;
COLUI CHE E’ OLTRE LE PAROLE;

L’ESSERE UNO PURO E PERMANENTE;
COLUI CHE E’ OLTRE OGNI CAMBIAMENTO E FENOMENO E CHE
E’ IL SILENZIOSO TESTIMONE DI TUTTI I NOSTRI PENSIERI ED EMOZIONI.
IO SALUTO LA VERITA’, IL SUPREMO MAESTRO.
-Antico inno vedico

PER TE CARA SORELLA...


PER TE CARA SORELLA...



...Abbi cura di te!
Ogni volta in cui, crescendo, avrai voglia di cambiare le cose sbagliate in cose giuste, ricordati che la prima rivoluzione da fare è quella dentro se stessi, la prima e la più importante. Lottare per un'idea senza avere un'idea di sé è una delle cose più pericolose che si possano fare.
Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere, Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici, viene sradicato al primo soffio di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma, la linfa scorre a stento. Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose, e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e di frutti...
Quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siedi ed aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta ed aspetta ancora.
Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e va'dove lui ti porta…



UN UOMO VENUTO DA MOLTO LONTANO

Un uomo venuto da molto lontano,
negli occhi il ricordo dei campi di grano,
il vento di Auschwitz portava nel cuore
e intanto scriveva poesie d'amore,
amore che nasce dentro il cuore dell'uomo
per ogni altro uomo.

Un uomo venuto da molto lontano,
stringeva il dolore e un libro nella mano
qualcuno ha sparato ed io quel giorno ho pianto,
ma tutto il mondo gli è rimasto accanto:
quel giorno il mondo ha ritrovato il cuore,
la verità non muore.

Un uomo che parte, vestito di bianco,
per mille paesi e non sembra mai stanco,
ma dentro i suoi occhi un dolore profondo:
vedere il cammino diverso del mondo,
la guerra e la gente che cambia il suo cuore,
la verità che muore.

VA' DOLCE GRANDE UOMO VA,
VA' PARLA DELLA LIBERTÀ.

Va' dove guerra, fame e povertà
hanno ucciso anche la dignità.
Va' e ricorda a questo cuore mio
che Caino sono pure io.

Dall'Est è arrivato il primo squillo di tromba,
il mondo si ferma... c'è qualcosa che cambia,
un popolo grida: Noi vogliamo Dio,
la libertà è solo un dono suo.
Tu apri le braccia e incoraggi i figli
ad essere fratelli.

VA' DOLCE GRANDE UOMO VA,
VA' PARLA DELLA LIBERTÀ.

Va' dove l'uomo ha per sorella
solo lebbra e mosche sulle labbra.
Va' e ricorda a questo cuore mio
che Caino sono pure io


Questa è una canzone di Amedeo Minghi che ascoltavo qualche anno fa...
E questa meravigliosa immagine me l'ha mandata un giorno la mia Grande Sorella, sapendo molto bene quanto io sia legata a questo Uomo, che molti conoscono come Gesù Misericordioso, altri come Kutumi, ma che in qualunque modo è la mia LUCE!
Papa Wojitila ha detto:
"In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è lui la bellezza che tanto vi attrae; è lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare.
"
Semplicemente, senza moralismo o convinzioni religiose, volevo solo condividerlo con Voi!
Grazie di cuore, Miriam

A MIO PADRE - G. Cirilli e M. Perrone






A MIO PADRE

di Gabriele Cirilli e Marco Perrone

Papà
mi piacerebbe venirti a trovare.

Mi piacerebbe stare un po' vicino a te mentre fai la "Settimana enigmistica".
Ti ricordi quando facevamo a gara a chi la leggeva per primo? Avevo dieci anni. Tu la compravi e io te la rubavo!
Bruciavo dalla frenesia di aprirla alla pagina "mia" per fare l'unico gioco che sapevo fare: unire tutti i puntini e scoprire la figura della settimana. Io, prima che lo facessi tu.

Poi col tempo mi hai spiegato le parole crociate, tutte quelle definizioni, le orizzontali, le verticali…
E lì e' nata la mia prima illusione: il pensiero che la vita può essere un incastro perfetto, dove ogni cosa ha il suo posto, basta avere le risposte giuste.

Non mi avevi detto la verità, papà. La vita non è mai così. Tu lo sapevi, vero? E forse proprio per questo compravi quella rivista, quella "con più di duemila tentativi di imitazione", tutti destinati a fallire, ora lo so anch'io.

Chissà, papà, a quante definizioni hai saputo rispondere. Chissà quali erano le tue domande di uomo: non le ho mai sapute, purtroppo non ho fatto in tempo.


Mi piacerebbe telefonarti per farti gli auguri di compleanno. Per dirti la frase che ti dicevo sempre: "allora, stavolta quanti ne compi?", e sentire la tua risposta di sempre: "18". "Sì, per gamba!".

E darti quei regali inutili, scelti distrattamente, senza mai interrogarmi veramente sui tuoi gusti, quella cravatta che non hai mai messo, quella pipa che non hai mai fumato, quell'agenda… che non hai mai aperto.

Mi piacerebbe giocare un po' con te.

Scendere in quel piazzaletto nascosto dai castagni che sappiamo io e te, e tirare due calci al pallone. Vederti con quelle tue gambe un po' troppo magre e quella pancetta rotonda… correre… dietro le traiettorie sbilenche di un "SuperTele" sgonfio, tu più bambino di me.

Giocare a tennis sul prato, come quando mi hai insegnato, con quelle racchette di legno e quella pallina spelacchiata, tra rimbalzi impossibili e sudate gigantesche. C'era Panatta che ero io, e McEnroe che eri tu, tutti e due in attesa… di mangiare le fettine panate di mamma, seduti al tavolino da picnic, quello verde, "Lo sai che non lo trovo più?".

Mi piacerebbe parlarti, papà, e raccontarti che sono padre anch'io. Che c'è un bambino che adesso mi chiama papà, come io chiamavo te.

Oddìo, veramente chiama più mamma…

Ma sentissi come lo dice bene, "papà". Poi ride e gli viene la fossetta nelle guance.

Lui sembra me… che sembro te.

Chissà se un giorno lui dirà a me quello che ora io sto dicendo a te. Beh… spero non così presto, eh?

Vorrei tenerti ancora la mano, come quando andavamo al cinema… io e te, a vedere "Anche gli angeli mangiano fagioli" oppure "Lo chiamavano Trinità", e siccome era una cosa "da uomini" a mamma dicevi "andiamo dal dottore"… e mamma faceva finta di crederci.
Ma lo sai che avevi ragione, papà: per me era come una medicina miracolosa, aveva il potere di guarirmi da qualunque ansia. Io… e il mio papà… a vedere i film di cazzotti. Eravamo invincibili.
 

Ora, quando rivedo quei film in TV, rivedo solo te, e quei pugni sono carezze.
Vorrei tenere ancora la mano nella tua come tutte le volte in cui l'ho tenuta… tranne una.
Quella volta lì che non c'era da andare insieme al cinema, che non c'era da tuffarsi insieme nel mare e nemmeno da attraversare insieme la strada.

O forse sì… C'era da attraversare una strada… ma quella strada l'hai attraversata da solo…
Io sono rimasto al di qua… a salutarti…
Ciao papà.

martedì 17 maggio 2011

LA MIA AFRICA



- DIMMI, PAPA DEMBO,
DIMMI DI CHE COLORE E' L'AFRICA?
- L'AFRICA, PICCOLO CHAKA?
L'AFRICA E' NERA COME LA MIA PELLE,
E' ROSSA COME LA TERRA,
E' BIANCA COME LA LUCE DI MEZZOGIORNO,
E' BLU COME L'OMBRA DELLA SERA,
E' GIALLA COME IL GRANDE FIUME,
E' VERDE COME LA FOGLIA DELLA PALMA.

L'AFRICA, PICCOLO CHAKA, HA TUTTI I COLORI DELLA VITA!!!

- RACCONTA, PAPA DEMBO, RACCONTAMI IL TUO VILLAGGIO...
- IL MIO VILLAGGIO, PICCOLO CHAKA:
ARGILLA E PAGLIA!
UNA VENTINA DI CAPANNE, NON DI PIU',
INTORNO ALL'ALBERO DELLA PALABRA,
IL GRANDE BAOBAB,
SOTTO IL QUALE SI DISCUTONO
TUTTE LE FACCENDE IMPORTANTI.
LA NOSTRA CAPANNA ERA GRANDE E FRESCA
QUANDO SOFFIAVA IL VENTO CALDO.
E IO ANDAVO IN GIRO QUASI NUDO,
COME I BAMBINI DELLA MIA ETA',
CON LE PIANTE DEI PIEDI COME SCARPE.
NUDO E LIBERO, PER TUTTO IL GIORNO!!!

- RACCONTA, PAPA DEMBO, RACCONTAMI L'ARRIVO DELLA PIOGGIA...
- L'ARRIVO DELLA PIOGGIA, PICCOLO CHAKA!
PER CAPIRE BISOGNA AVER VISSUTO I MESI SENZA PIOGGIA,
SENZA UNA GOCCIA DI PIOGGIA,
QUANDO IL CALDO E' COSI' FORTE CHE LA TERRA S'INCRESPA.
IMMAGINA GLI STAGNI IN SECCA,
LA TERRA RUGOSA COME LA PELLE DELL'ELEFANTE,
L'ERBA PIU' SECCA DEL FIENO,
E L'ACQUA DIVENTATA PIU' PREZIOSA DELL'ORO.
E POI UN GIORNO L'ARIA SI FA DENSA,
IMMOBILE E DENSA. IRRESPIRABILE.
E IL CIELO A POCO A POCO DIVENTA NERO.
E' NOTTE DI GIORNO, COME LA FINE DEL MONDO.
UNA GROSSA GOCCIA SCOPPIA PER TERRA!
E UN'ALTRA, E ANCORA UN'ALTRA, MIGLIAIA DI ALTRE GOCCE.

PIOVE, PICCOLO CHAKA, PIOVE! E LA TERRA FUMA DI GIOIA!!

PENSA COSI'



La farfalla andò dal bruco e disse:
un giorno avrai anche tu
delle ali verdi rosse gialle e blu!
ed il bruco le rispose: mi accontento delle mie zampe rugose...
Il pavone ostentava le sue piume di cristallo...
disse al corv:o guarda quanto sono bello!
ed il corvo a bassa voce:
sarai bello ma io sono più veloce...

Ognuno ha qualcosa dentro di sè e basta cercarla
veder di
trovarla capire dov'è!
Ognuno ha qualcosa dentro di sè
e basta cercarla
vedere di
trovarla, capire dov'è.

Il leone ostacolava
il passaggio all'elefante e disse:
beh! non ti inchini sono il re!

Il gigante disse al re:
io mi inchino, però vivo più di te...
La formica alla cicala: canti sempre e poi fai,
son sicura questo inverno morirai!
La cicala a replicare:
io ho un concerto oggi e ti vorrei invitare...

Ognuno ha qualcosa dentro di sè e basta cercarla
veder di
trovarla capire dov'è!
Ognuno ha qualcosa dentro di sè e basta cercarla
vedere di
trovarna, capire dov'è...
Ognuno ha un talento
e ce l'hai anche tu,
anche se per ora le tue insicurezze
sfamano e accrescono le tristezze
di questa vita
che non ti vuole,
tanto domani c'è sempre il sole, pensa così!
Fai solamente quello che credi,
non ascoltare se non ti fidi,

nemmeno a me,
che non sono certo
niente di diverso rispetto anche a te!




Sul fiume a primavera



Il fiume di sera
è immobile e liscio;
i colori di maggio
si aprono tutti;
un'onda improvvisa
si porta via la luna;
e l'acqua di marea
arriva col suo carico di stelle.



(Yang-ti)

domenica 15 maggio 2011

L'AMORE


L’ AMORE HA TANTE FORME, TANTI COLORI,
HA IL VISO DI UN BAMBINO, E’ UNA TIGRE E UNA FARFALLA,
E’ LO SGUARDO SORNIONE DI UN ARTISTA DI STRADA,
L’ AMORE E’ NEL SOLE E NELLE RISATE,
L’ AMORE TI DA’ SEMPRE LA CARICA PER ANDARE AVANTI UN’INTERA SETTIMANA
E PER UN’ INTERA VITA,

L’ AMORE TI FA SORRIDERE
ANCHE QUANDO VORRESTI SBATTERE UN PUGNO SUL TAVOLO,

L’ AMORE, SE LO CERCHI AD OGNI COSTO, GIOCA A NASCONDINO,
E QUANDO TI SIEDI UN ATTIMO A RISPOSARE
ARRIVA COME UN FIUME IN PIENA PERCHE’ SA
CHE COSI’ E’ GIUSTO PER TE.


A NOI, STUPENDI GUERRIERI DELL’INFINITO,
NON CI RESTA CHE VIVERE  NEL PIENO AMORE,
E CRESCERE, E COMBATTERE IN NOME SUO,

ANCHE QUANDO LA NOSTRA LANCIA E’  TRASFORMATA IN UNO STURALAVANDINI,


ANCHE QUANDO LA  PAURA CI FA TREMARE LE GAMBE.


E UN GIORNO L’ AMORE CI DIRA’: “ VIENI VIA CON ME “

E ALLORA SAREMO PRONTI PER UN NUOVO VIAGGIO,
MERAVIGLIATI E COL CUORE PURO DI UN BAMBINO.

Simonetta

sabato 14 maggio 2011

PRANZETTO... ESTIVO



Che meraviglia il tempo pre-estivo!
Il clima è mite, piacevolmente caldo di giorno e freschino la sera.... ok, aggiudicato, scelgo questo!!
in cucina la voglia di sbizzarrirsi... allora io e Pippi ci siamo improvvisate Chef.

Ruota di antipasti (in senso orario):
  • pomodorini nature con basilico
  • crema di patate e tonno
  • fiore di ricotta alle erbe (rosmarino, lavanda, basilico, prezzemolo, timo, erba di san pietro)
  • broccoli bolliti
  • mini crostini alla crema di olive
  • carpaccio di mozzarella
  • parmigiano a cubetti
E voilà.... un pranzo sfizioso, rapido e colorato!

Con Amore
MammaNa

mercoledì 11 maggio 2011

GITA A CASTELLAR


Cosa c'è di meglio che partire una domenica in compagnia della Tribù??!

E così... plaid, panini e tovaglie accomodati nel baule, stipati tutti sul potente mezzo siamo partiti alla volta di Castellar.
E come si confà ad un'allegra brigata svagata... abbiamo anche sbagliato strada, allungando così la gita in una... decina di Km ( e che sarà mai in questo momento storico dove il carburante costa come l'oro??)

La compagnia si porta sul posto con tutte le intenzioni di lasciare a casa la routine e divertirsi!
Castellar è un paesino davvero accogliente, attrezzato e molto organizzato.

Il sole splende, la fontana del parco giochi è presa d'assalto da bimbi festosi e famiglie allegre.
In questi momenti ti chiedi come possa esistere il male, quando senti e percepisci armonia e serenità!
Terminato il pranzo al sacco fatto con tutta calma ed assaporato la buona compagnia, ci siamo incamminati per le vie del borgo fra artisti di strada e profumo di salsicce arrosto!

15 personaggi in cerca di serenità e divertimento...e siccome ce lo si leggeva in faccia, uno ad uno siamo stati chiamati a partecipare alla giornata dai vari artisti di strada.
Con entusiasmo bambino ci siamo prestati a diventare "gli zimbelli" delle scenette, noi genitori in balia degli artisti e i nostri bimbi a spanciarsi dalle risate!

Beh... un pomeriggio meraviglioso, una compagnia piena d'amore e di serenità, AMICI veri, quelli che conosci quando la vita ha deciso di farti un regalo!

Un grazie di cuore a MammaMi, MammaSi, MammaRo, Papino, Papielio, Papisalvio, e ai nostri splendidi bambini!

Grazie per aver contribuito ad innalzare le vibrazioni di questo pianeta, grazie per aver sparso intorno a voi i semi della Pace e dell'Amicizia.
Grazier per essere semplicemente Voi Stessi!

Un abbraccio di Luce
Om Shanti

MammaNa


venerdì 6 maggio 2011

La mia casetta - Lina Schwarz


La mia casetta ha due finestre sole,

ma fiorite che sembrano un giardino.
Ci sono tanti garofani e viole
e un po' di maggiorana e rosmarino.

E, dentro, è tutto lindo, tutto bello

e lustro, come sa lustrare la mamma.
Quando crepita allegra nel fornello
gode a specchiarsi anche la fiamma
Oh, com' è cara questa mia casetta,
dove la mamma tutto il dì lavora;
dove, la sera, ognun di noi s'affretta
e, nell' essere insieme. si ristora.

giovedì 5 maggio 2011

Dialoghi di primavera



Il bimbo dice:
« Quel vostro nido è piccolo,
rondini come fate?
I vostri figli crescono
e ormai più non ci state! »
Le rondini:
«Ci stiamo, sì! Stringendoci
così tutti vicini;
stanno più caldi e morbidi
i nostri rondinini;
poco posto si tiene,
quando ci si vuoI bene! »


Lina Schwarz


mercoledì 4 maggio 2011

Per Apprendere occorre tempo

 

Il tempo è nelle nostre mani o noi siamo nelle mani del tempo? Il tempo scorre nelle nostre membra o siamo noi inseriti nello scorrere del tempo? Con quale sottile ascolto possiamo andare incontro al tempo e come esso diviene percepibile in noi?
Cosa significa essere al passo con i tempi? Qual' è il tempo per l'accrescimento di una pianta? Per la maturazione organica di un essere umano? Lo scandire del sole e della notte subisce variazioni nel tempo di un anno? e nel tempo di 100 anni?
Osservo il pigmento che penetra nell'acqua lentamente, con movimento a spirale si espande soggetto anche alle variazioni di calore e di pressione, pian piano tutta l'acqua diviene colorata, attendo ancora e l'acqua perde colore e il pigmento si deposita sempre così?
Osservo il volo di farfalla e mi chiedo se posso conoscerla, se solo la vedo in questo tempo limitato dello spazio, il tempo dell'istante e non noto lo scorrere del suo essere come bruco crisalide e cenere.
Processi chiedono di essere conosciuti per poter afferrare l'elemento tempo che a volte appare tiranno a volte è dall'uomo tiranneggiato o al massimo ignorato.
La coscienza del tempo cambia con lo scorrere vitale del tempo dell'umanità.
Processi vivi anche nell'inorganico: guardo a soluzioni diverse, gassose come l'aria che respiriamo, liquide e solide come le leghe metalliche.
Mentre guardo scorre in me il tempo del contadino mosso dalla Natura, dentro la Natura rispettoso del clima e delle variazioni stagionali come dei tempi di maturazione di un seme e successivamente il tempo dell'artigiano rispettoso dei modi e dei tempi di fusione, raffreddamento, condensazione di un metallo, rispettoso della materia con cui opera, che diviene per lui più vicina, plasmabile mentre lui si ritrova essere umano meno soggetto all'ambiente vasto e al suo incedere.
Vedo l'artista operare anche lui con e nella materia, non più asservito a quelle leggi così presenti, ma principalmente in ascolto del suo mondo interiore, del suo tempo interiore che manifesta nelle sue tele, il suo tempo di dedizione alla conoscenza del mondo o solo allo sforzo per la conoscenza di sé.
Mi scorre ora davanti la nostra epoca con il tempo dello scienziato. Lì Il mondo della Natura viene riprodotto in un tempo artificiale soggetto a numero, a peso e misura, ridotto ad ambito presunto, atemporale e aspaziale, asettico, lontano, distante. Ecco lo scienziato ricercare e sperimentare soluzioni alle sue teorie, nella speranza che intuizioni atemporali lo attraversino come comete che si accostano e si allontanano seguendo percorsi ancora inaccessibili alla sua isolata immaginazione.
Come ricomporre in sé il tempo del contadino dell'artigiano e dell'artista e dello scienziato, perché nessuno di questi aspetti sia dimentico dell'altro?
Come queste figure esprimono il percorso di attività nel tempo da accostare allo studente man mano che cresce perché alberghino in lui come esperienze non più scindibili o spezzettate in frammenti di intelletto, ma divengano carne e sangue, facoltà di interiore sicurezza, per essere nel tempo e non del tempo?
Come il bambino apprende?
Ha senso oggi parlare di processualità per l'apprendimento?
Ha senso parlare di ripetitività per l'assimilazione di un apprendimento?
Quali sono gli apprendimenti che possono essere dati ignorando il tempo organico di assimilazione e a che età si può far questo?
Come un bambino apprende a scrivere, a far di conto e a leggere?
Qual'è il valore dello sforzo che compie per addensare una forma che poi diviene codice per selezionare una esperienza e farne una base di appoggio per le successive acquisizioni sullo spazio e sul tempo?
Riguardo ancora le soluzioni che mi parlano della sostanza.
Saper valutare la composizione di una soluzione, la concentrazione rispetto alla quantità, alla massa o al volume di quella sostanza diluita.
Quante volte portiamo incontro al bambino già saturo di immagini e sostanze da digerire, contenuti da apprendere, che non riescono a penetrare fintantoché in quel bambino l'acqua ritorni ad essere limpida?
Sto cercando una porta di accesso di tipo organico che parta dal pensiero pratico che Steiner ci invita a coltivare, partendo nei nostri ragionamenti dai fatti che osserviamo.
Potrei partire da ciò che nel mondo viene valutato come capacità di apprendere:
  • dal riconoscere e definire un problema
  • dal saper trovare un procedimento o più procedimenti per approcciarlo
  • dal saperne fare una rappresentazione definita che contenga chiaramente le definizioni del problema
  • dal formulare le strategie per risolverlo
  • dal conoscere e collocare le nostre reali risorse per attuare la risoluzione
  • dal controllare le soluzioni
  • dal valutarle
Invece mi metto in osservazione del mondo.
Qual'è l'effetto del calore sulla materia? L'argilla può divenire altro e può trasformarsi completamente dopo la cottura.
L'aggancio calore- terra è un aggancio che penetra fino all'osso.
Mi spiego meglio perchè l'immagine di riferimento sia più accessibile.
Il calore agisce sull'argilla ,duttile e sensibile all'acqua tanto da sciogliersi in essa, così poderosamente, che essa diverrà mattone capace di resistere nel tempo alle intemperie a pioggia e gelo.
Così nell'essere umano il calore di una idea può penetrare fin nelle ossa e divenire struttura.
Cosa comporta per l'apprendere questo agganciare l'osso, far penetrare il movimento fin nelle ossa?
Ecco ogni volta che muoviamo l'osso del bambino camminando, o saltando per aiutarlo a ricordare una poesia o per l'apprendimento della conta e delle tabelline, stiamo agendo nella relazione dell'elemento fuoco con l'elemento terra e ciò che ne viene è qualcosa di estremamente duraturo. Si secca e si indurisce, così come si va formando l'immagine di un triangolo o di un ottagono nelle sue simmetrie, descrivendo forme nello spazio con l'incedere dei passi.
Per gli apprendimenti anche l'aggancio terra- acqua è necessario e benefico.
Da dove viene l'osso di seppia con le sue ondine inserite nel carbonato di calcio? O la conchiglia con I suoi ritmi inseriti nell'involucro che ricordano l'andirivieni del mare?
Ecco che il movimento ritmico, ripetuto, regolare, fluido, che va e ritorna, diviene strumento per aiutare il bambino ad apprendere.
Con ciò l'apprendimento è mantenuto in vita.
Ora osserviamo la relazione terra - aria. Le dune plasmate con l'aria si spostano e si muovono soggette alla variazioni del vento, Sì, per apprendere e dar forma, ecco il recitare carico di espressione del maestro, ecco il raccontare facendo fluire l'anima nella parola e ritrovando l'essenza del suono plasmatore. Certi racconti non si scordano se la voce era una carezza o un uragano e non un semplice organo fonatorio sostituibile da un registratore o un video.
Ed ora l'ultima relazione di elementi fuoco-fuoco
E' l'io del maestro che opera perché il bambino apprenda.
E' il suo amore per la sua professione e per ciò che porta incontro ai suoi alunni, l'interesse che lo ha mosso nel preparare la lezione, i sentimenti che albergano in lui circa quei contenuti, che risveglia il fuoco dell'interesse attivo nel bambino, che ricerca, oggi il più delle volte da solo, seguendo la fiammella in sé della curiosità e del conoscere come può e sa fare, se non è troppo distolto dal fare impostogli precocemente dalla vita.
Per apprendere occorre perciò tempo.
Tempo di azione, di ascolto, di osservazione.
Tempo di ripetizione, rafforzamento, consolidamento.
Tempo di riflessione, approfondimento, collegamento.
Tempo di assorbimento, digestione, assimilazione.
Tempo di ricordo, risveglio attivo, memorizzazione.
Tempo di selezione di ciò che può essere trascurato, discernimento, discriminazione.
Tempo di sedimentazione, dimenticare, addormentare le conoscenze.
Tempo di rielaborazione a partire da un nuovo stimolo.
Ma per tutto questo è necessario che il bambino, il ragazzo, venga chiamato in causa in prima persona per l'interesse che il maestro porta incontro alla sua persona.
Ora spostiamo lo sguardo sull'adulto e domandiamoci: è più facile per noi dimenticare o ricordare?
Lasciare un pentolino sul fuoco o destarci nella notte più volte alla ricerca del pentolino sul fuoco che invece troviamo nella credenza?
Cosa è più frequente, uscendo di casa lasciare la chiave nelle toppa, o rovistare per rintracciare la chiave più volte nell'arco di una stessa mattinata?
Questa piccola osservazione ci aiuta a chiederci se siamo più chiamati a sviluppare il ricordo o il dimenticare rispetto alla nostra coscienza.
E facendo questa osservazione vediamo anche il bambino di fronte a noi con la sua qualità unilaterale che può richiederci maggior impegno sul versante memoria o fantasia.
Ripartiamo da lì :Osserviamo i gesti, la memoria dei gesti.
Ecco i gesti abituali, da fermare nel bambino, da scardinare e ricreare da adulto.
Si può dimenticare come si guida o come si cammina e farlo coscientemente?
No, accade e quando accade ci sentiamo disorientati. E' veramente critico vedere un anziano che ha perso gli apprendimenti motori di base, egli può non averne più memoria, pur potendo continuare ad avere coscienza di questo fatto.
La perdita degli apprendimenti motori, salvo fatti traumatici, avviene in un tempo lontanissimo, perché si radica nei primissimi anni di vita, quegli anni che danno forma al nostro agire, sulla cui stabilità si radica la nascita dell'apprendimento del linguaggio e quello della maturazione della facoltà pensante.Sugli apprendimenti motori possiamo far leva con forza per stabilire una solidità di fondo nello sviluppo delle facoltà.
Ecco, riflettiamo tra facoltà e apprendimenti.
La facoltà di camminare è frutto di una serie di tentativi, di sperimentazioni per apprendere a sollevarsi, tenersi in equilibrio, , poggiare, andare in una direzione, etc.
La facoltà è una serie di apprendimenti che si articolano ad un livello più ampio.
La predisposizione alla facoltà di camminare si può sviluppare se al bambino, tenuto in una condizione di vicinanza con l'essere umano a lui affidato e in un ambiente articolato e ricco di possibili esperienze, viene lasciato lo spazio per apprendere.
Perciò cosa occorre? La predisposizione all'apprendimento, lo strumento corporeo idoneo, l'ambiente idoneo, l'uomo affianco con le sue facoltà acquisite e in continua trasformazione e ricerca di miglioramento.
E se affianco al bambino troviamo un maestro che non lavora sul movimento, i cui gesti sono rigidi e impacciati?
Se pur sapendolo si ritira nella testa delle sue convinzioni, come sarà l'esperienza del bambino?
Oggi la fluidità, cioè la capacità di resilienza e di adattabilità che la società chiede all'adulto, ci parla di facoltà che dal fisico si poggiano per divenire capacità animiche e sociali.
Dalle abilità motorie dobbiamo risalire per l'acquisizione di capacità animiche e facoltà morali.
Tutti siamo consapevoli che la parola risente del movimento delle membra. Pensate all'ultimo film di T. Hooper "Il discorso del Re", nel quale questo viene ben evidenziato nel limite della balbuzie e così questa altra grande finestra per la mobilità del pensiero e sicurezza interiore necessita che il maestro agisca coscientemente sul suo parlato, sulla sua parola e lavori per migliorarla nella forza e nella forma.
Se il maestro, mentre lavora per gli apprendimenti dei bambini lavora alla destrutturazione delle sue abitudini, ricreandole coscientemente a partire dai suoi limiti, attraverso l'arte, un passaggio incredibile di sostanza avverrà fra lui e i suoi alunni.
"ll lavoro mio non va innanzi in modo che a me paia meritare e questa è la difficoltà del lavoro e ancora del non essere la mia professione". Con queste parole Michelangelo esprime il suo essere umile di fronte al lavoro che compie e il suo sentirsi inadeguato, quasi un dilettante dell'affresco, lui, che vedeva la sua forza nella scultura di opere in marmo, sarà Colui che imprimerà nella storia un'opera ineguagliabile, come quella della Cappella Sistina.
Questo atteggiamento di essere mai del tutto capace e al tempo stesso desideroso di apprendere, è un buon indicatore del maestro.
Può aiutarlo a dire "non lo so", "ora mi informo, poi ti dico" o "sto imparando, non mi riesce ancora".
Il divenire del mondo è l'attività inosservata del nostro essere.
E' lo Spirito di Cristo trasformante, è lì che noi possiamo connetterci per continuare ad apprendere tutta la vita e facendolo imprimiamo vigore agli esseri che ci sono affidati.
Osserviamo il cervello triarticolato, profondo rettilario antico , mammario limbico, e la neo corteccia.
Osserviamo la maturazione dei diversi organi nel secondo settennio di vita:
  • Sistema nervoso: 7/8 anni
  • Respirazione: 9 anni
  • Respirazione legata ai reni: 10 anni
  • Circolazione cuore: 11 anni
  • Fegato / muscoli: 12 anni
  • Tendini: 13 anni
  • Scheletro: 14 anni
Mentre osserviamo questi dati lasciamoci ispirare nel nostro lavoro di insegnanti, riprendendo contatto con i tempi dello sviluppo dell'essere umano che vanno impressi nel nostro immaginario, così da affinare le nostre lezioni e il nostro piano di studi, in contatto con questo tempo che non varia, anche se guardando al bambino di oggi ci appare che la sua vecchiezza sia precoce e la sua imitazione dell'adulto soffochi nell'infanzia , la generosa creatività che racchiude.
Concludo questo breve scritto volto a provocare riflessioni sulle modalità di insegnamento e di apprendimento con una poesia che è anche un augurio.

Vorrei donarti tempo

Vorrei donarti tempo,
più d'ogni altra cosa tempo
per lasciar scorrere dall'animo gli ingorghi di senso che indeboliscono il tuo respiro.
Vorrei donarti tempo che diviene spazio in una immagine che si allunga e si distende nella tua mente ed il paesaggio che inizialmente stenta a definirsi, si articola e si muove, fra colline boschi e cascatelle, fra suoni di usignoli e cinguettii trillanti, fra criniere di unicorni ingentilite.
Vorrei donarti un tempo che non conosce angoli, ma smussa e va di onda in onda, nello spazio infinito del tuo cuore, vorrei donarti tempo per rintracciare la geometria sottile che è nel mare dentro la madreperla, come nel guscio antico, per osservare le corna di cervo ed i suoi tendini, la sua fierezza e il suo occhio languido.
Vorrei che tu passassi nella via ogni giorno con uno sguardo nuovo, come se fosse la prima volta che vi entri, vorrei veder la Luce nel tuo sguardo rasserenato dal tempo del futuro, entrare in singolar tenzone con la paura che ha radici antiche e ti morde la gola come un furetto messo in un luogo che non gli appartiene.
Manuela de Angelis