venerdì 30 settembre 2011

Tratto da: Guida zen per non cercare la felicità di Barry Magid








"Quando Joshu era un giovane monaco, chiese al suo maestro Nansen: «Cos'è la Via?». Nansen rispose: «La tua mente ordinaria è la Via». Nansen intendeva la mente che Joshu già possedeva; non doveva trasformare la propria mente, e nemmeno se stesso, in qualcos'altro. [...]
Passiamo gran parte della nostra vita a fuggire dall'ordinario, per inseguire quella che crediamo sia una specie di alternativa spirituale. Ma torniamo una volta ancora a quel verso del Sandokai, in cui si dice che la vita ordinaria combacia con l'assoluto come una scatola con il suo coperchio. [...] «Se non comprendi la Via che hai davanti agli occhi - prosegue il Sandokai - come potresti distinguere il sentiero mentre cammini?».
[...] Dobbiamo esplorare cos'è che ci fa paura della nostra mente ordinaria, del nostro corpo ordinario e della nostra vita ordinaria. [...] Nel profondo di noi stessi non vogliamo essere umani, perché essere umani significa andar soggetti a tutti gli inevitabili dolori e tormenti dell'esistenza umana. [...]
Solo praticando lo zazen, settimana dopo settimana, anno dopo anno, la distinzione tra ordinario e speciale comincerà a diventare meno nitida. Tutto verrà a noi, se continuiamo a restare seduti e rimaniamo emotivamente onesti. Mentre pratichiamo sperimentando appieno questo momento, sperimentando il nostro corpo, i nostri pensieri, le nostre sensazioni, siamo seduti nella sfera mondana e al tempo stesso nel regno del miracoloso.
[...] Torniamo alla storia del primo incontro di Joshu con Nansen. [...] «Cos'è la Via?», domanda. «La tua mente ordinaria è la Via», risponde Nansen.
[...] Joshu non capisce, perciò insiste e domanda ancora: «Mi devo dirigere verso la Via o no?». E Nansen risponde: «Se cerchi di dirigerti verso la Via tradisci la tua pratica». [...]
Se la nostra mente ordinaria è la Via, come pratichiamo? Nansen dice che se «ti dirigi verso la Via» tradisci la tua pratica. Perché? Bene, perché avete già eretto qualcosa di esterno a voi stessi da perseguire, e la vostra pratica sarà contaminata da questo dualismo. È quello che di solito viene definito cavalcare un asino cercando un asino; ma è così che Joshu e tutti noi arriviamo inizialmente alla pratica. Dunque la nostra pratica di zazen è designata per ricondurci ripetutamente a dove già siamo, invece di aiutarci ad arrivare in qualche posto in cui immaginiamo di dover andare. Ma ce ne vuole di tempo per riconoscere che la pratica è l'asino su cui siamo sempre stati a cavalcioni. [...]
La perfezione che tanto ci affanniamo a cercare deve essere trovata soltanto qui, in questo momento,a prescindere dal suo contenuto. Questa è l'intuizione spirituale più fondamentale che possiamo avere. È questo momento! Ciò che abbiamo cercato disperatamente è già qui. La chiamo intuizione 'spirituale' proprio perché non ha a che fare con i contenuti della mente, ma è un'esperienza di gioia, pace, sicurezza o perfezione che si sente del tutto indipendente dai contenuti della nostra mente o della nostra vita, ma è invece un attributo della vita stessa, così com'è, qualunque forma assuma"

 (49-56).

Tratto da: Lo zen e il tiro con l'arco di Eugen Herrigel





 
Abbiamo semplicemente letto una pagina dal famoso romanzo-saggio di Eugen Herrigel. Qui Herrigel parla della concentrazione sulla respirazione e della fastidiosa situazione nella quale, cercando di fare silenzio interiore, centrati sul nostro respiro, affiorano mille pensieri, stati d'animo, sensazioni, elementi disturbanti per la pratica. Ma...

"[...] Se, continuando a respirare tranquillamente, si accoglie con serenità ciò che si presenta, ci si abitua ad assistervi da semplici spettatori, sino a che si è finalmente stanchi dello spettacolo. Così si giunge gradatamente a uno stato d'abbandono che somiglia a quel dormiveglia che precede il sonno.
Scivolarvi definitivamente è il pericolo che bisogna evitare. Lo si affronta con un particolare scatto della concentrazione, paragonabile al riscuotersi di uno che, sfinito da una notte di veglia, sa che dalla vigilanza di tutti i suoi sensi dipende la sua vita; e se tale scatto è riuscito anche una volta sola, si riuscirà sicuramente a ripeterlo. Per esso l'anima, come da sola, si ritrova quasi a librare entro se stessa, una condizione che, capace di crescere d'intensità, si solleva addirittura a quel senso d'incredibile leggerezza, sperimentato solo in rari sogni, e di felice certezza di poter destare energie rivolte in ogni direzione e di saperle accrescere o sciogliere a ogni livello.
Questo stato, in cui non si pensa, non ci si propone, non si persegue, non si desidera né si attende più nulla di definito, che non tende verso nessuna particolare direzione ma che per la sua forza indivisa sa di essere capace del possibile come dell'impossibile - questo stato interamente libero da intenzioni, dall'Io, il Maestro lo chiama propriamente «spirituale». È infatti saturo di vigilanza spirituale e perciò viene anche chiamato «vera presenza dello spirito». Con questo s'intende che lo spirito è presente dappertutto perché non si appende a nessun luogo particolare. E può restare presente perché anche quando si rivolge a questo o a quello non vi si attaccherà con la riflessione e non perderà così la sua originaria mobilità. Simile all'acqua che riempie uno stagno ma è sempre pronta a defluirne, lo spirito può ogni volta agire con la sua inesauribile forza, perché è libero, e aprirsi a tutto perché è vuoto. Tale condizione è veramente una condizione originaria e il suo emblema, un cerchio vuoto, non è muto per colui che vi sta dentro.
È perciò con questa presenza e piena potenza del suo spirito non turbato da intenzioni, e fossero le più nascoste, che l'uomo che si è svincolato da tutti i legami deve esercitare qualsiasi arte”.

giovedì 29 settembre 2011

Trattato sulla rabbia





Breve trattato sulla rabbia all'interno della visione buddista.
di Lia D'Arcangelo
La rabbia è un veleno della mente, insieme all'attaccamento e all'ignoranza, questo ultimo è anche la causa dei tre suddetti veleni mentali.
La rabbia quindi è insita in noi, essa sorge, quando non possiamo avere ciò che desideriamo, quando subiamo una contrarietà o una delusione, quando troviamo un ostacolo, quando qualcosa o qualcuno c'impedisce d'essere felice La rabbia è un'avversione Apparentemente sembra avere una causa esterna, ma analizzandola comprenderemo invece, che il suo seme nasce con noi, è nel nostro cuntinum mentale. Se esiste con determinate caratteristiche e lo possiamo facilmente sperimentare, esisterà certamente il contrario. Se la rabbia è un veleno, come abbiamo detto, allora esisterà certamente un rimedio, un antidoto. La rabbia è una grand'energia devastante Chi è arrabbiato appare brutto a vedersi, paonazzo, gli occhi riempiti di sangue e uno sguardo feroce, un'accelerazione del respiro e del battito cardiaco, si sentirà vulnerabile, con un senso di onnipotenza, avrà un aumento della tensione nervosa, con un accrescimento della forza fisica.
La rabbia rende ciechi, si dice, irrazionali e da arrabbiati si possono commettere gravi azioni violente Si perde il controllo della propria intelligenza emotiva, si tende ad imprecare, ad urlare, si annullano certe percezioni L'arrabbiato sembra non sentire il mondo circostante, è unicamente concentrato sull'oggetto della sua avversione.
Ecco perché si dice, che la rabbia è una grand'energia, capace di coinvolgere gli altri, è un potere d'indubbia pericolosità Il vero danno, l'arrabbiato lo procura nei suoi confronti, sarà egli stesso che subirà le conseguenze negative dei suoi atti morbosi, siccome ha fatto soffrire inevitabile ritornerà su di sé la sofferenza. Si raccoglie immancabilmente ciò che si è seminato.
Secondo la legge del karma, e siamo noi stessi, secondo le nostre azioni di corpo, parola e mente, a determinare ciò, che la nostra cultura occidentale, chiama destino.
Il praticante buddista teme la rabbia e la considera uno dei suoi peggiori nemici, non dà la responsabilità ad altri o a cause esterne il sorgere della propria rabbia, egli la combatte facendo nascere la pazienza, l'antidoto alla rabbia.
La rabbia distrugge con il suo stesso potenziale, tutti i meriti, scaturiti da azioni virtuosi, maturati fino a quel momento E' come se la rabbia fosse un rapinatore, che ti deruba di tutti i tuoi averi.
Per il praticante buddista è importante anche per questo dedicare e secondo il pensiero filosofico Mahayano ( secondo la quale si raggiunge l'Illuminazione, attraverso la motivazione di voler essere di aiuto a tutti gli esseri senzienti ) la dedica dei meriti accumulati, va fatta a beneficio di tutti gli esseri senzienti.
( esseri, in altre parole dotati di una mente ) cosicché se arriva la rabbia, noi avendo dedicato agli altri i meriti, è come se avessimo depositato in banca una parte dei nostri averi, e quindi il rapinatore non potrà rubarceli.
E' difficile gestire la rabbia, una volta che nasce, essa violentemente s'impadronisce della nostra volontà, pertanto è bene allenare la nostra mente a pensieri pacifici, di amorevolezza, così pian piano si sviluppa la nobile pratica della pazienza Certo non è facile, per alcuni è proprio difficile, dipende dalle predisposizioni karmiche, evidentemente si è stati soggetti alla rabbia per molto tempo, e allora è come un 'abitudine.
Spesso si lascia prendere dallo sconforto, dal senso di colpa, ci si ritiene incapaci a gestire le proprie emozioni, i Maestri insegnano ad esseri cauti, se avviene ed è difficile bloccare la rabbia, loro consigliano di pregare subito dopo, di pentirsi e di provare rincrescimento e di promettere che non accada mai più.
Così si purifica quell'azione negativa e non nascerà il suo effetto altrettanto negativo.
Una volta, che la rabbia nasce e più difficile bloccarla, allora bisogna innanzi tutto saperla riconoscere, comprendere, che essa si leva unicamente per nostra volontà e che essa si può domare, quindi sarà più facile trasformarla. Certamente è dannoso trattenere la rabbia, essa può essere ancora più subdola e pericolosa, in quanto esplodere all'improvviso e violentemente, a volte con manifestazioni d'autolesionismo, oppure se repressa sicuramente danneggerà la nostra salute.
E' importante la meditazione analitica sulla rabbia. Ci si apparta per almeno cinque minuti al giorno, in solitudine e in silenzio, sicuri di non essere disturbati Seduti nella classica posizione dello yoghi, si penserà mentalmente a cosa è la rabbia, del perché siamo arrabbiati, sull'illusione di cosa e di chi ci fa arrabbiare, ma soprattutto sugli effetti negativi della rabbia, oltre che sugli atri, su noi stessi La rabbia ci fa rinascere nei reami inferiori di esistenze, dove maggiore e più intensa è la sofferenza, se per altre cause karmiche rinasciamo uomini, avremo un aspetto esteriore sgradevole, dolori soprattutto alla schiena.
In seguito si analizzeranno gli aspetti positivi della pazienza Si rinascerà nei reami superiori di esistenza e se si rinasce uomini si avrà un aspetto gradevole, un portamento elegante e niente mal di schiena Se si pratica correttamente e assiduamente si potranno beneficiare da subito gli effetti positivi
Anche la pratica della meditazione sul respiro, aiuta a tranquillizzarci.
Il respiro deve essere naturale, lento e profondo, si inspira dalle narici immaginando di prendere luce bianca, che entra in tutto il corpo, purificandoci e guarendoci, si espira dalle narici, immaginando di mandare via aria come fumo nero, di eliminare tutta la negatività, malattie e difetti mentali, che abbiamo.
Questo va fatto per almeno ventuno volte.
Se vogliamo fermare la rabbia, bere un bicchiere d'acqua aiuta, così come ci viene suggerito dalla nostra saggezza popolare, può servire contare lentamente. Inizialmente troveremo tanti ostacoli, non ci piace liberarci delle abitudine, delle illusioni E come se fossimo innamorati di noi in quanto persone arrabbiate.
Le persone pazienti piacciono, hanno uno sguardo e una mente pacifica, dolcezza nel sorriso e nei modi.
Per sviluppare la pazienza bisogna essere consapevoli, agire in pratica sul "qui e ora", essere concentrati su quello che si sta facendo. Questo se fatto costantemente, ci porterà ad uno stato simile alla calma dimorante e saremo senz'altro più felici. Non dimentichiamoci infatti, che l'arrabbiato è un essere insoddisfatto, quindi infelice. La rabbia è un grido di dolore. Serve avere compassione per chi si arrabbia e verso la propria rabbia. Avere la capacità di pentirsi, di dispiacersi, ma anche di perdonarsi, di coccolare la propria rabbia come fosse una bimba, di rassicurarla e amarla. Quando ci rapportiamo ad una persona che è arrabbiata, bisogna avere la capacità di saperla sedare, non rispondendo con atteggiamenti ostili, se proprio non si riesce meglio restare zitti e non fare niente. Spesso si sente dire , che arrabbiarsi fa bene, che così si morde la vita, il buddismo invece non lo crede per niente. Anzi, secondo Buddha, bisogna coltivare un cuore gentile e una mente pacifica, se si vuole essere sereni e di aiuto agli altri.
Dalla rabbia scaturiscono altre emozioni, quali la gelosia, l'invidia ecc… che turbano la nostra mente e ci fanno soffrire.
Attraverso l'educazione alla pace, si può indirizzare sin da piccoli, a comportamenti corretti e civili di relazioni umane, ad aver rispetto verso il mondo circostante e verso tutti gli esseri e se non si vuole essere dominati dalla rabbia, a nutrire rispetto anche verso i propri nemici. Bisogna impegnarsi ad educare a sapersi accontentare di quello che si ha, a sapere guardare dentro di se stessi e con benevolenza. E' questa la strada, che inesorabilmente porta alla felicità.
Prepararsi anche all'accettazione della morte, come un evento inevitabile, che alla fine arriva. Quando la morte ci coglierà, non dobbiamo arrabbiarci, per tutti gli effetti consequenziali, spiegati prima, altrimenti si avrà una rinascita sfortunata e di gran sofferenza. Bisogna sapere morire, con serenità, consapevoli di lasciare tutto, affetti cose care compreso, all'infuori della nostra predisposizione mentale, quella si trascina di vita in vita, fino a, quando non eliminiamo ogni ostruzione mentale, ogni effetto karmico e raggiunto l'Illuminazione. La morte è un evento di grande opportunità, non sprechiamolo, ricordiamoci di questo, ogni volta, che siamo arrabbiati e peggio ancora quando siamo convinti, che la rabbia è un'emozione positiva
Per il buddismo, termini come positivo e negativo, non sono visti dal punto di vista morale, di giusto e ingiusto, ma come fonte di felicità il primo e di sofferenza il secondo.
E ricordiamoci, che come me tutti gli esseri senzienti soffrono e come me tutti desideriamo la felicità.
Possa essere tutto questo, di grande beneficio per tutti gli esseri, in particolare possa portare sentimenti di pazienza e di pace a chi legge questo scritto.

mercoledì 28 settembre 2011

La vite tagliata




C’era una volta un uomo, piccolo, magro, dispettoso come una scimmia, che possedeva un bellissimo orto,e, meraviglia di tutto il paese, una magnifica vite che a settembre maturava certi grappoli d’uva che erano una bellezza.
L’omino magro l’aveva avuta in cambio di una grossa somma di denaro, da un mercante di passaggio. Immaginate come restò quando seppe che il suo vicino aveva piantato anche lui una vite che si arrampicava sul muro che divideva i due orti. L’omino maligno, dalla rabbia, non poteva dormire la notte, e quando gli riusciva di appisolarsi un po’, sognava che la vite del vicino cresceva, cresceva, fino a soffocare la sua.
Un bel giorno, decise di andare a trovare il suo rivale. Il vicino lo accolse con grande cortesia, ma quando seppe il motivo della visita scrollò il capo.
“No, caro vicino, la vite non la vendo. Ho una bambina che gusta quei grappoli come se fossero di miele. Posso toglierle questa gioia? L’avete voi, la vite; posso averla anch’io.”
L’omino maligno, visto che non la spuntava con le buone, decise di ottenere il suo scopo con le cattive. Una sera, era d’inverno e la notte era buia, aspettò che tutti fossero andati a letto, poi uscì pian piano dalla sua casa, e nelle mani aveva un grosso paio di forbici da giardiniere. Scavalcò il muro e penetrò nell’orto del vicino come un ladro. Eccola, la pianta tanto invidiata! Era spoglia, tutta rami secchi e viticci spezzati. L’omino le si accostò pian piano e giù, grandi colpi di forbici, di diritto, di traverso, e i bei rami troncati caddero con un fruscio lieve come un sospiro. Della povera pianta non rimase che il tronco.
Compiuta la sua cattiva azione, il malvagio omino scavalcò di nuovo il muro e se ne ritornò, tutto contento, a casa. L’indomani mattina, quando il vicino vide quello scempio, restò male e la sua bambina pianse, pensando che in autunno non avrebbe più mangiato quei bei grappoli succosi che le piacevano tanto, ma poichè a tutto ci si rassegna, anche loro si rassegnarono alla loro bella pianta perduta e non dissero neppure niente al cattivo vicino per non guastarsi il sangue.
Invece la vite, a primavera, germogliò. E così mutilata e priva di rami, mise tutto il suo vigore nei nuovi germogli che crebbero con maggior forza e, quando fu autunno, maturò certi grappoli succosi e grossi come non se n’erano mai visti.
La vite dell’omino cattivo, invece, mise una gran quantità di foglie larghe come ombrelli, ma di grappoli nemmeno uno per cavarsi la voglia.
Così l’omino invidioso fu punito e gli uomini, da quella volta, potarono sempre la vite.





M. Menicucci

martedì 27 settembre 2011

CERATO




nome italiano: PIOMBAGGINE
nome botanico: CERATOSTIGMA WILLMOTTIANA


Fiducia in se stessi
  • Stato d'animo "bloccato": 
    Quando non si pone sufficiente ascolto alle proprie impressioni e decisioni, chiedendo in continuazione un parere agli altri senza però tenerne conto.
    Indecisione è la parola chiave di Cerato, anche se in realtà è una mancanza di fiducia nelle proprio intuizioni.
    La ricerca della conferma negli altri si verifica perché non ci si sente all'altezza, come in Larch, ma per una carenza di fiducia nelle proprie capacità di cogliere l'essenza delle cose.
  • Stato d'animo "trasformato": 
    Si è in contatto con la propria natura profonda con fiducia. Si riesce a trasmettere il proprio sapere con gioia.
  • Stati d'animo e sintomi collegati al fiore in ordine di importanza:
    • Bisogno dei consigli altrui
    • Continua richiesta di consigli
    • Bisogno eccessivo di informazioni
    • Bisogno dell'opinione altrui
    • Paura di sbagliare per indecisione
    • Incertezza che richiede il parere altrui
    • Non si ha fiducia delle proprie intuizioni
    • Mancanza di stima anche se ha intuito
    • Cambiamento continuo dietro i consigli altrui
  • Frase chiave: 
    "Tu che ne pensi?"
  • Affermazione positiva: 
    "Ho fiducia in me stesso e nella mia sapienza interiore"



    Cerato è il fiore della dispersione.
    È il fiore che si dà alle persone che intraprendono tante cose e poche ne portano a termine. Questo perché la personalità cerato, che è anche essatipologica, segue i propri pseudo-bisogni, che non sa distinguere dalle proprie idee. La vedremo così richiedere continuamente consigli agli altri, consigli che poi non seguirà. Le risposte che Cerato coglie dall'esterno, non sono le sue affermazioni di esistenza, non se le è cercate quindi, com'è ovvio, non gli andranno bene, non le metterà in pratica.
    Cerato parla spesso dei propri problemi, con tutti quelli che incontra, ha molta considerazione del parere altrui, difatti spesso lo impiega come fosse il proprio, con frasi come: " dicono che la liquidità sia... ". Questo "dicono" sottolinea la spersonalizzazione effettuata dal soggetto nell'uso delle convinzioni nella realtà quotidiana.
    Acquisisce tantissime informazioni che restano all'esterno del circuito del cuore senza penetrarvi, per cui si nutre di una conoscenza puramente mentale che non serve per cambiare la sua struttura interiore, poiché non vi giunge.
    È procrastinatore. Rimanderà le scelte in attesa di avere maggiori informazioni a riguardo, poiché vive nell'erronea convinzione che una maggiore quantità di informazioni significhi conoscere di più. La conoscenza è vicinanza con la propria persona, ed egli è lontano da sé e come il blu fiore del ceratostigma wilmottiana, unico fiore che Edward Bach ha selezionato dalla flora non autoctona dell'Europa. Proviene infatti dall'Asia, è una coltivar che si è ambientato benissimo ma non è presente in natura.
    Allo stesso modo il soggetto cerato di si è autoescluso per lontananza dalla percezione delle proprie sensazioni, poiché ciò che è giusto per noi lo riconosciamo proprio dalle sensazioni. "La ragione ha lo scopo di mediare e creare la struttura per far sì che la nostra percezione della realtà diventi solidama non può dirci chi siamo". Il fiore del ceratostigma aiuta a ristabilire la connessione tra ciò che va sentito e ciò che va pensato, escludendo di fatto l'importanza del giudizio altrui. Coloro che sanno di essere ciò che sono non hanno bisogno pertanto del giudizio altrui.
    La reazione che vediamo accadere nelle persone che si riconoscono, dopo l'assunzione del fiore è, di fatto, proprio fisica. Ci riferiscono di essere riusciti a "sentire" qual'era la scelta giusta da compiere in quel preciso momento, senza dubbi, senza esitazioni, senza l'intervento della mente. Quindi il ripristinarsi del contatto diretto con la propria capacità decisionale dissolve gli enormi dubbi di cui soffre il ceratostigma.
    Nei soggetti non armonizzati, possono subentrare diversi stati. Se non si riesce a riconoscere che, a causa di questa dispersione energetica, si sta deviando dal proprio percorso, potrebbe, e spesso accade, subentrare lo stato Wild Oat(WOA). Il fiore dell'Avena selvatica è infatti consigliato a chi non sa bene dove dirigere le proprie forze, perdendo così tempo nel decidere cosa fare della propria esistenza. Allo stesso modo, per le caratteristiche di esternazione precedentemente annunciate, Cerato può dare vita alla personalità Heather(HEA), poichè ha bisogno di trovare persone che lo ascoltino.
    Se la persona cerato si accorge invece, in seguito ad uno shock (Il grande movimentatore!), di essere fortemente dispersivo, assumerà la forma di Rock Water(RWA), ovvero costruirà una rigida struttura in cui possa compiere i normali gesti della quotidianità. Nello stesso modo, non starà trovando le risposte che cerca, ma semplicemente, sopravvivendo. Ed è proprio non trovando le risposte cercate, che insorgerà lo stato successivo, il grande tormentato del sistema floreale: Willow(WIL), che lamentandosi della propria insoddisfazione, annegherà nel rimpianto.
    L'ultimo fiore, e non certo in ordine d'importanza, che può scatenarsi da Cerato è Chestnut Bud(CHB), il grande Jolly dell'apprendimento mirato, che aiuta a fare proprie le lezioni della vita, è l'interruttore che accende la risposta personale di ognuno di noi.
    Abbiamo riscontrato una buona sinergia funzionale nell'uso sincretico di CER e Scleranthus(SCL), anche se Bach ne fa una distinzione ben precisa, riferendosi al primo come "molteplicità di scelta", e all'altro come "scelta dualistica".
    In ambito transpersonale appare evidente l'impiego di Cerato al terapeuta preparato, non per trattare i sintomi fisici nello specifico, bensì per riequilibrare il terreno, poichè il soggetto cerato mostrerà una pluralità di sintomi invidiabile, ma soprattutto intermittente. I famigerati "dolori migranti" di cui soffre, sono spesso indiagnosticabili e non risolti, proprio perchè, come chi ha bisogno di questo gioiello blu, sempre in movimento.
    Cerato è la pluralità. Cerato è la capacità di gestire diverse istanze e condizioni senza disperdersi. Cerato è la possibilità di essere lontani da casa e nel contempo vicinissimi a sé. Un grande esempio di Cerato positivo è, a mio avviso, Leonardo Da Vinci. Pittore, scienziato, musico, filosofo, architetto, grande indagatore, molto curioso. Da una biografia dei primi del ‘900 si evince avesse lasciato molte opere incompiute, avesse diversi debiti con i signori che anticipandogli danari per le commesse, non videro mai i loro capolavori terminati. Questo è Cerato, preso da mille idee, viene traversato da innumerevoli progetti spesso dimenticati in un cassetto o in una nave alla deriva. E Leonardo era molto positivo. Altri invece, preda delle proprie dispersioni energetiche concludono veramente poco. L’enorme sforzo della persona Cerato è la concretizzazione.

I Fiori di Bach e i bambini




Parlare dei bambini o dei neonati e dei Fiori di Bach è l'emblema dell'innocenza e della purezza. I fiori di Bach sono dei rimedi semplici e sicuri, per questo motivo possono essere usati da tutti, a qualsiasi età.
Spesso mi si chiede, ma come si possono stabilire i fiori più adatti ad un bambino? Come si stabilisce che stato emotivo sta vivendo?
Il metodo è sempre identico. E' fondamentale seguire la magnifica intuizione infantile, in mezzo a tante loro "storie" si trovano sempre tante verità e tante chiavi di lettura del comportamento dei bambini.
Sicuramente i bambini sono puri ed immediati, proprio per questo rispondono con molta più semplicità e velocità degli adulti alla forza trasformatrice ed armonizzatrice dei fiori di Bach.
Alcune classiche situazioni in cui i fiori sono particolarmente adatti ai bambini possono essere:
  • i cambiamenti (dentizione, nascita di fratelli o sorelle, passaggio da una scuola ad un'altra, ecc.)
  • paure a questo proposito ho dedicato loro una fiaba
  • shock
  • per lo studio
  • per il sonno
Molto spesso si possono aiutare i bambini con queste "magiche" goccine, presentandole come le goccine per la... sicurezza, la gioia o qualsiasi altro nome si ritenga adatto, magari chiamarle le goccine dell'Amore.
Si consiglia sempre di dare i rimedi di Bach ai bambini seguendo le loro richieste... ciò non esclude che possano terminare una boccetta che "ordinariamente" dura 20 giorni in 2 o 3 giorni. Non c'è nessun pericolo... anzi!
E non se ne vogliano a male i genitori per quanto segue.
Quando si cerca di capire i rimedi adatti per i bambini, spesso, ma molto spesso si vede in loro ciò che non si riconosce o non si vuole riconoscere in se stessi. Perciò l'assunzione da parte del genitore degli stessi, o di altri rimedi, può favorire il processo di guarigione dei propri bimbi.
In pratica: i bambini possono essere aiutati nei cambiamenti con Walnut, nei distacchi con Red Chestnut. Per la paura del buio con Aspen o con Mimulus. Se sono "vittime" di altri bambini prendano Centaury, ma se sono loro i "carnefici" non si esiti con Vine. Sono sempre attaccati a qualcuno? Giù con Heather. Vi ricattano? Allora Chicory!

lunedì 26 settembre 2011

LETTERA DI UN PADRE AD UN FIGLIO



Se un giorno mi vedrai vecchio...
se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi … abbi pazienza, ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo.
Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose … non mi interrompere … ascoltami, quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finche’ non ti addormentavi. 
Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare … ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perche’ non volevi fare il bagno.
Quando vedi la mia ignoranza per le nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l’abc;
Quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso … dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire ….. la cosa piu’ importante non e’ quello che dico ma il mio bisogno di essere con te ed averti li che mi ascolti. 
Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo non trattarmi come fossi un peso, vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi. 
Quando dico che vorrei essere morto … non arrabbiarti un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. 
Cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvive.
Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori ho sempre voluto il meglio per te che ho tentato di spianarti la strada. Dammi un po’ del tuo tempo, dammi un po’ della tua pazienza, dammi una spalla su cui poggiare la testa allo stesso modo in cui io l’ho fatto per te.
Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza in cambio io ti darò un sorriso e l’immenso amore che ho sempre avuto per te. 
Ti amo figlio mio

mercoledì 21 settembre 2011

QUANDO I GENITORI DELEGANO ALL'ISTRUZIONE PUBBLICA ANCHE L'EDUCAZIONE....




Già... dopo un anno di Homeschooling la mia bimba ha deciso, facendo un suo bilancio, di rientrare alla scuola statale.
La motivazione principe, la mancanza di compagni con la quale confrontarsi e comunicare.
Messi di fronte a questa palese dichiarazione, non abbiamo avuto cartucce a nostra disposizione per fare una controproposta e, seppur malincuore, abbiamo assecondato il suo desiderio.

Chiaramente questa decisione sta comportando e comporterà tutta una serie di cose da fare contro il mio desiderio, vale a dire le riunioni scolastiche.
Notoriamente allergica a tutte le imposizioni senza motivazione anche queste mi sembrano una perdita di tempo se fra le fila annoveriamo, sia di una che dell'altra fazione, persone che tentano di giocare allo scarica barile.

Da una parte in schiera compatta ma in netta minoranza, le insegnanti, con il "coltello dalla parte del manico" che devono affrontare un manipolo di genitori che si dividono in:
assenteisti
presenzialisti
contestatori
accusatori

I primi, ça va sans dire.... assenti, anche fisicamente e puntualmente a tutte le riunioni giustificati dal lavoro (infatti gli altri genitori sono tutti sfaccendati)
I secondi, si siedono in perfetto orario, si fingono interessati, non commentano, non propongono e pensano abilmente ai fatti loro nella speranza di non avere ritardi nella riunione.
I contestatori, fra i quali mi inserisco, con onore, lode e menzione... che dopo soli 11 gg di scuola ancora si chiedono perchè una riunione di classe, e che propongono di rifare la stessa riunione fra un paio di mesi per vedere se quanto suggerito da chi tiene il coltello sta funzionando....
Ultimi ma non per questo meno importanti, anzi, punta di diamante del gruppo, gli accusatori.
Coloro che vogliono delegare alla scuola ed alle insegnanti onori e gloria per i successi scolastici ma anche per una buona parte dell'educazione e della responsabilizzazione dei propri figli.
Coloro i quali, spaventati dall'annuncio "quest'anno basta prediche, scriveremo direttamente le comunicazioni ai diretti interessati sul diario (ai miei tempi si chiamavano NOTE!!), asseriscono che i bambini potrebbero rimanere disturbati dall'essere redarguiti a casa e che quindi avrebbero preferito la ramanzina della maestra!

In tutta questa bella minestra di gusti che non si acchiappano, sento di fondo un disagio.
Da una parte le insegnanti messe spalle al muro da un'organizzazione statale che in alcuni casi, non rende loro giustizia (quanto meno umanamente parlando) e dall'altra parte un gruppo sempre più numeroso di genitori che considerano i figli un impiccio ed un rallentamento alla loro vita e che quindi meno viene loro chiesto meglio è.
Senza retorica e giudizio, questa situazione è il termometro di una società dove viene tutto delegato ad altri perchè, siamo sinceri, seguire i figli non è un attività da fare a tempo perso, è un'attività per il futuro!

La scelta ammirevole di chi sta facendo homeschooling, ha fatto e farà, è soprattutto la voglia di prendersi le proprie responsabilità circa la crescita umana dei propri figli, una scelta difficile perchè richiede molto tempo a disposizione e purtroppo l'attuale organizzazione della società non consente a tutte le mamme di potersi permettere (in termini economici) la possibilità di non avere reddito.

Sarò lieta quest'anno di continuare a fare la voce fuori dal coro, di contestare forse con un pò più di voce in capitolo le attuali "regole" e di cercare, nel mio piccolo, di trarre anche in questa situazione il massimo profitto in termini di crescita personale per la mia bimba e la nostra famiglia. Sicuramente avrà la possibilità di valutare i due metodi di apprendimento e dire di aver sperimentato e di aver aperto con coraggio i propri orizzonti.

Tutto questo non vuole essere un giudizio ma semplicemente una condivisione di quanto io provo in questo momento.

Con affetto
SugarMaMa


lunedì 19 settembre 2011

ESSERE IMPERFETTI




http://zilettibarbara.blogspot.com/



Molti di noi si stanno ponendo le medesime domande e io ho provato a rigirarle all’Universo, in attesa di una risposta; ecco cosa è arrivato:

DOMANDA: perché non riesco ad amarmi? Perché mi critico continuamente, a partire dall’estetica, al comportamento, insomma sempre e solo giudizi spietati su me stessa/o, senza parlare del fatto che mi sento sola/o, amicizie che se vanno, parenti sanguisughe, lavoro che va a rotoli... a me non sembra di percepire questo cambiamento che ci era stato promesso da tanti scritti e canalizzazioni…

RISPOSTA: ti stai amando? Stai provando quel forte sentimento di Amore che fa vibrare il tuo corpo? Stai amando chi ti circonda e il mondo intero?

Se non lo stai facendo ti sei risposta da sola.

Non siete su questa terra per essere perfetti, per avere un corpo perfetto, un lavoro perfetto, delle amicizie perfette, dei parenti perfetti... voi siete qui esclusivamente per sperimentare.

Se non provate l’opposto di ogni esperienza come potete comprendere?

Smettila di giudicarti, se sei grassa, se sei troppo magra, se hai un buon lavoro, delle sane amicizie, se hai una famiglia splendida... tu sei nel posto giusto al momento giusto.

Sarebbe troppo comodo se tutto attorno a te fosse immerso nella perfezione, allora saresti rimasta angelo e non ti saresti incarnata.

È proprio questo ricordo che ti fa soffrire: il ricordo nelle tue memorie cellulari della tua perfezione come angelo al di qua del Velo.

Ma dimentichi che hai deciso di incarnarti per sperimentare il suo opposto, ora che l’hai fatto non ti rimane che creare una persona nuova: la via di mezzo.

Tu puoi essere una persona migliore solo se lo desideri.

Stai desiderando intensamente questa cosa oppure ti stai lasciando trasportare dalla corrente della sopravvivenza?

Puoi smettere in ogni istante di sopravvivere ed iniziare a vivere intensamente ogni istante della tua vita.

Per farlo non ti rimane che mettere da parte la tua mente ed attivare il cuore.

Il cuore ama incondizionatamente ogni creatura, non si sofferma ad osservarla, la abbraccia, la ama e basta.

Tu stai facendo questo?

Di cosa hai paura? Della morte? Tu stai già morendo, perché mentre cambi lasci morire delle parti di te che non ti servono più.

È quando cerchi di trattenerle che queste diventano pesanti fardelli e ti fanno tribolare nel tuo cammino.

Il segreto non è nel cambiare le cose ma nell’imparare a guardarle da un punto di vista diverso.

Tu puoi creare la realtà che desideri e questo è magnifico, ma se continui ad avere paura ed esprimere giudizi ti ci vorranno più vite.

Non è una questione di tempo, voi avete tutto il tempo che desiderate, ma se ci arrivate prima ne sarete beneficiati prima.

Non è una gara a chi è il più bravo e chi lo è meno, ognuno ha un proprio percorso e soprattutto ognuno ha i propri tempi.

Se state soffrendo significa che state opponendo resistenza ad un qualche cambiamento.

Perché non avete il coraggio di cambiare certe cose nella vostra vita?

Non vi ritenete all’altezza? Avete paura di ferire chi vi è accanto? Non avete il coraggio?

Allora provate a pensare ad un instante se voi non ci foste più... il mondo continuerebbe comunque, vero?

Si, continuerebbe, ma non sarebbe più lo stesso, perché voi fate la differenza.

Voi, col vostro esempio personale di cambiamento potreste essere un faro da seguire per molte altre persone che si trovano in difficoltà.

Siete sempre assistiti da noi Angeli, dovete solo cercarci, chiamarci e non sentirvi soli, noi siamo l’Unità.

Siamo complementari.

E allora perché ancora così in tanti non vi ritenete degni di questa vita? Non credete che Dio si possa scomodare proprio per voi…

Dio non perde di vista nessuno perché ogni cellula è in Lui, è parte di Lui.

Abbiate più autostima, sia che siate brutti, sia che siate belli, smettetela di giudicare e di giudicarvi, smettetela di confrontarvi l’uno con l’altro.

Siete stati messi a contatto con certe persone perché lo avevate stabilito prima di incarnarvi.

Ora sta a voi se continuare a frequentare certe persone o se allontanarvi, ma ricordate che non dovete fuggire se non avete risolto, altrimenti la stessa situazione vi si presenterà ovunque andiate!

Non è mai colpa di qualcuno, fa tutto parte del gioco della vita e sta a voi tirare i fili.

Se riuscite ad amarvi, a coccolarvi, a prendervi cura di voi stessi riuscirete a farlo anche con il vostro prossimo, vi eleverete e nulla potrà darvi così fastidio da farvi soffrire.

Non riuscirete a raggiungere la perfezione perché siete umani, avrete dei momenti si e dei momenti no, ma comprenderete ogni esperienza nel suo profondo essere e non sarete costretti a ripeterla perché l’avrete assimilata da subito.

Amate, espandetevi, osservate con gli occhi di chi è innamorato la vita che scorre.

Cerca il vestito più bello, il gioiello più prezioso, il profumo migliore e festeggiati.

Fai qualsiasi cosa che ti possa rendere felice senza giudizio perché nel giudizio è solo la tua mente che parla, è la tua mente che emana onde energetiche che attirano a te persone che ti riporteranno lo stesso pensiero che tu emani.

Non è mai colpa del fuori, ma del dentro.

Taglia i rami secchi, quelle parti di te che non ti servono più.

Rinnova le tue relazioni e mettiti alla ricerca dei tuoi fratelli di anima.

Ama ciò che fai.

Se il tuo lavoro non ti piace cerca di capirne il motivo e valuta le alternative, e se non ne avessi prova ad immaginare come sarebbe lo stesso lavoro se tu lo amassi. Prova a pensare come sarebbe la tua vita se non avessi questo lavoro. Solo come tu lo osservi esso lo diventerà.

Non lasciarlo solo per un capriccio, dimostra che lo sai amare, anche se si tratta del lavoro più umile su questa terra, ti dà da vivere, perciò benedicilo.

Non sono le cose fuori ad essere sbagliate, è il tuo modo di osservare il mondo che rende tutto distorto.

Cambia questo modo di pensare, approcciati alla vita in religioso silenzio e amore benedicendo ogni situazione che si avvicina a te perché prima o poi comprenderai la lezione, ma smetti di fare la vittima, non serve a nulla perché NESSUNO può sostituirsi a te e risolverti le cose.

Tu sei l’unico artefice della tua vita e proprio tu puoi fare la differenza.

Amati, coccolati e rivolgiti parole dolci, positive perché ogni parola che esce dalla tua bocca e ogni pensiero che esce dalla tua mente sono in grado di creare una realtà.

La paura e l’infelicità non ti servono più, le hai già sperimentate a lungo, è giunto il momento di voltare la faccia della medaglia.

Con infinito amore,

ESSERI DI LUCE

lunedì 12 settembre 2011

IL FIUME - THICH NHAT HANH




C'era una volta un bel fiume che scorreva fra colline, boschi e praterie. All'inizio era un gaio ruscelletto, uno zampillo giocoso e canterino che scaturiva rapido dalla cima del monte. Allora era giovane, ma quando scese in pianura rallentò. Pensava al momento in cui sarebbe arrivato all'oceano. Col tempo, crescendo, imparò a farsi bello, serpeggiando con grazia fra colline e praterie.


Un giorno si guardò e vide riflesse dentro di se le nuvole. Nuvole di ogni forma e colore. Per giorni non fece altro che rincorrerle. Voleva una nuvola tutta sua, per tenerla sempre con se. Ma le nuvole passano nel cielo senza fermarsi mai e cambiano forma continuamente. A volte sembrano un cappotto, a volte un cavallo. L'impermanenza connaturata alle nuvole faceva soffrire molto il fiume. Il piacere e la gioia che provava a rincorrerle si dileguarono, e non vi fu che disperazione, rabbia e odio.


Poi, un giorno, un vento impetuoso spazzo via tutte le nuvole. Il cielo restò completamente vuoto. Il fiume pensò che non valesse più la pena vivere, dal momento che non c'erano nuvole da inseguire. Era pronto a morire: "Senza nuvole, che senso ha la mia vita?". Ma un fiume non può certo suicidarsi.


Quella notte, il fiume conobbe un attimo di raccoglimento per la prima volta. Era stato così occupato a inseguire qualcosa di esterno che non aveva mai avuto il tempo di guardarsi. Quella notte fu la sua prima occasione di ascoltarsi piangere, di ascoltare il rumore dell'acqua che batteva contro le sponde. Prestando ascolto alla sua voce, fece una scoperta importante.


Capì che quello che aveva tanto cercato era già dentro di sè. Scoprì che le nuvole non sono altro che acqua. Che nascono dall'acqua e all'acqua fanno ritorno. E scoprì di essere acqua anche lui.


Il mattino seguente, al sorgere del sole, fece una bella scoperta. Vide per la prima volta il cielo azzurro. Non l'aveva mai notato. Interessato com'era alle nuvole, non aveva mai fatto caso al cielo, la casa di tutte le nuvole. Le nuvole sono impermanenti, ma il cielo è perenne. Allora capì che quel cielo immenso dimorava nel suo cuore da sempre. 


Questa straordinaria intuizione gli donò pace e felicità. Guardando la distesa azzurra di quello splendido cielo, seppe che pace e serenità non l'avrebbero mai più abbandonato.
Nel pomeriggio le nuvole tornarono, ma ora non gli importava più di possederle. Poteva ammirare la bellezza di ciascuna, e dare il benvenuto a tutte. Quando arrivava una nuvola, la salutava con premurosa gentilezza; quando voleva andarsene, con la stessa gentilezza le diceva allegramente arrivederci. 


Capì di essere tutte le nuvole. Non doveva scegliere fra se stesso e loro. Fra il fiume e le nuvole regnavano pace e armonia. 


Quella sera accadde un fatto prodigioso. Quando tutto il suo cuore si aprì ad accogliere il cielo della sera, il fiume ricevette l'immagine della luna piena, bella e rotonda come un gioiello. Non aveva mai immaginato di poter ospitare un'immagine tanto bella. C'è una stupenda poesia cinese che dice:


"La luna fresca e bella passa nel cielo assolutamente vuoto. Quando la mente degli esseri viventi è come un limpido fiume, la sua immagine vi si riflette fedelmente".


Questo era lo spirito del fiume in quel momento. Ricevette l'immagine di quella bella luna nel suo cuore, e acqua, nuvole e luna si presero per mano e si avviarono adagio adagio verso l'oceano, praticando la meditazione camminata.


Non c'è niente da inseguire. Basta tornare a noi stessi, godere del respiro, del sorriso, di ciò che siamo e delle cose belle che ci circondano.




Estratto da "La Pace è ogni Passo" di Thich Nhat Hanh

OGGI



OGGI MI SENTO COSI'   :o)

SugarMaMa


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LE STELLE


"Osservate più spesso le stelle.
Quando avrete un peso nell’animo,
quando vi sentirete tristi,
quando vi offenderanno,
intrattenetevi da soli col cielo.

Allora la vostra anima troverà la quiete".

Papa Benedetto XVI

IL SORRISO



"Il sorriso è già un saluto, un segno di riconoscenza che ciascuno
rivolge alle persone che incontra, prima ancora di farlo con le
parole, ed è quindi importante badare a ciò che si esprime
attraverso un sorriso. Certo, non si tratta di crearsi un sorriso
artificiale studiandosi allo specchio. È necessario che il
sorriso, che deve esprimere bontà, dolcezza e comprensione, venga
spontaneamente da dentro.
Se siete capaci di scendere nelle profondità del vostro essere
per cercarvi il silenzio e la luce, gli scultori che sono in voi
sapranno quali nervi e quali muscoli tendere o rilassare. Potete
fidarvi di loro. Volendovi costruire un sorriso, rischiate che
quel sorriso vi deformi più di ogni altra cosa. Lavorate quindi
con l’amore, la speranza e la fede, e affidatevi all’ispirazione
dei vostri scultori interiori. "

Omraam Mikhaël Aïvanhov

domenica 11 settembre 2011

MOMO di M. ENDE


...Esiste un grande eppur quotidiano mistero.
Tutti gli uomini ne partecipano ma pochissimi si fermano a rifletterci.   
Quasi tutti si limitano a prenderlo come viene e non se ne meravigliano affatto.


QUESTO MISTERO E' IL TEMPO.


Esistono calendari e orologi per misurarlo, misure di ben poco significato, perchè tutti sappiamo che, talvolta, un'unica ora ci può sembrare un'eternità e un'altra invece passa in un attimo....dipende da quel che viviamo in quest'ora.


PERCHE' IL TEMPO E' VITA. 
E LA VITA DIMORA NEL CUORE


Tratto da Momo di M. Ende

Il punto interrogativo - Gianni Rodari


C'era una volta un puntointerrogativo, un grande curiosone
con un solo ricciolone,
che faceva domande
a tutte le persone,
e se la risposta
non era quella giusta
sventolava il suo ricciolo
come una frusta.
Agli esami fu messo
in fondo a un problema
così complicato
che nessuno trovò il risultato.
Il poveretto, che
di cuore non era cattivo,
diventò per il rimorso
un punto esclamativo.

11 SETTEMBRE - Dieci anni in un minuto di silenzio


Per prima cosa il ricordo. 
Oggi, 11 settembre 2011, decimo anniversario dell'attacco all'America, il mondo intero si fermerà un momento nel ricordo delle vittime, del fumo, delle fughe per strada, della paura, degli orfani, della sfida al nostro modello di vita.

Al di là degli eventi ufficiali, questo decimo anniversario è stato l'occasione per migliaia di manifestazioni spontanee in ogni angolo degli Stati Uniti e del mondo. A Los Angeles, ieri sera, si è tenuta una veglia di religiosi cristiani, musulmani ed ebraici illuminata da 500 lanterne. È stato letto il messaggio di Papa Benedetto XVI all'America ferita: «La tragedia di quel giorno è aggravata dalla pretesa che i colpevoli abbiano agito nel nome di Dio. Dobbiamo dire senza equivoci che nulla può giustificare atti di terrorismo».

I BAMBINI E LA CHIAROVEGGENZA





I bambini piccoli possiedono una forma di chiaroveggenza, e quando guardano le pietre, gli alberi, i fiori, gli animali e gli esseri umani, vedono muoversi tra questi delle entità.

Sono consapevoli che quelle entità vanno loro incontro e le sentono anche parlare: sono come degli amici che vengono a visitarli.

Ben presto però, gli adulti e tutto l’ambiente materialista circostante provocano la rottura del legame tra il bambino e il mondo invisibile, e a questo concorrono anche l’intelletto e altri stati psichici che entrano pure in gioco.

A poco a poco, i bambini vedono la Creazione solo come una sovrapposizione di esistenze con le quali non hanno alcuna comunicazione; non percepiscono più le vibrazioni sottili attraverso le quali queste esistenze entrano in sintonia tra loro.

Questa sensibilità al lato sottile e vivo della Natura è ciò che i discepoli di una Scuola iniziatica si esercitano a sviluppare."





Omraam Mikhaël Aïvanhov


martedì 6 settembre 2011

RE ARTU


Un giorno, il giovane re Artù fu catturato ed imprigionato dal sovrano di un regno vicino.
Mosso a compassione dalla gioia di vivere del giovane, piuttosto che ucciderlo, gli offrì la liberta', a patto, però, che rispondesse ad un quesito molto difficile:
"Cosa vogliono veramente le donne?"
Artù avrebbe avuto a disposizione un anno,
trascorso il quale,nel caso in cui non avesse trovato una risposta, sarebbe stato ucciso.
Un quesito simile avrebbe sicuramente lasciato perplesso anche il più saggio fra gli uomini ed al giovane Artù sembrò una sfida impossibile;
tuttavia, avendo come unica alternativa la morte,Artù accettò la proposta,
e fece ritorno al suo regno.
Ivi giunto, iniziò a interrogare chiunque ma nessuno seppe dargli una risposta soddisfacente.Ciò che la maggior parte della gente gli suggeriva era di consultare una vecchia strega, poiché solo lei avrebbe potuto fornire la risposta, ma a caro prezzo, dato che la strega era famosa in tutto il regno, per gli esorbitanti compensi che chiedeva per i suoi consulti.
Il tempo passò... e giunse l'ultimo giorno dell'anno prestabilito, così che Artù non ebbe altra scelta che andare a parlare con la vecchia strega,
che accettò di rispondere alla domanda, solo al patto di ottenere la mano di Gawain, il piu nobile dei Cavalieri della Tavola Rotonda, nonchè migliore amico di Artù!
Il giovane Artù provò orrore a quella prospettiva...
la strega aveva una gobba ad uncino, era orrenda, aveva un solo dente, puzzava di acqua di fogna e spesso faceva anche dei rumori osceni!Non aveva mai incontrato una creatura tanto ripugnante.
Percio si rifiutò di accettare di pagare quel prezzo e condannare,cosi', l'amico a sobbarcarsi un simile fardello!
Gawain,venuto al corrente della proposta, volle parlare ad Artù dicendogli che nessun sacrificio era troppo grande per salvare la vita del suo re e la tavola rotonda e che quindi avrebbe accettato, di buon grado, di sposare la strega .
Il loro matrimonio fu pertanto proclamato, e la strega finalmente rispose alla domanda: "Ciò che una donna vuole veramente è:

"essere padrona della propria vita"
Tutti concordarono sul fatto che dalla bocca della strega era uscita senz' altro una grande verità e che sicuramente la vita di Artù sarebbe stata risparmiata.Infatti il sovrano del regno vicino risparmiò la vita ad Artù, e gli garantì piena libertà.
Ma che matrimonio avrebbero avuto Gawain e la strega?
Artù si sentiva lacerato fra sollievo ed angoscia, mentre Gawain si comportava come sempre, gentile e cortese. La strega al contrario esibì le sue peggiori maniere... mangiava con le mani, ruttava e petava, mettendo tutti a disagio.La prima notte di nozze era vicina, e Gawain si preparava a trascorrere una nottata orribile, ma alla fine prese il coraggio a due mani, ed entrò nella camera da letto, ma ... che razza di vista lo attendeva!Dinnanzi a lui, discinta, sul talamo nuziale, giaceva semplicemente la più bella donna che avesse mai visto!
Gawain rimase allibito, e non appena ritrovò l'uso della parola (il che accadde dopo diversi minuti), chiese alla strega cosa le fosse accaduto.


La strega rispose che era stato talmente galante con lei quando si trovava nella sua forma repellente, che aveva deciso di mostrarglisi nel suo altro aspetto, e che per la metà del tempo sarebbe rimasta così, mentre per l'altra metà, sarebbe tornata la vecchiaccia orribile di prima. A questo punto la strega chiese a Gawain quale dei due aspetti avrebbe voluto che ella assumesse di giorno, ... e quale di notte.
Che scelta crudele!
Gawain iniziò a pensare all'alternativa che gli si prospettava: una donna meravigliosa al suo fianco durante il giorno, quando era con i suoi amici, ed una stregaccia orripilante la notte?O forse la compagnia della stregaccia di giorno e una fanciulla incantevole di notte, con cui dividere i momenti di intimità?
Voi, cosa avreste fatto?
Il nobile Gawain disse alla strega che avrebbe lasciato a lei la possibilità di decidere per se stessa.
Sentendo ciò, la strega gli sorrise, e gli annunciò che sarebbe rimasta bellissima per tutto il tempo, proprio perchè Gawain l'aveva rispettata, e l'aveva lasciata essere padrona di se stessa!

Per tutti gli uomini cavalieri e per tutte le donne che hanno avuto e avranno la possibilità di decidere per se stesse!!





lunedì 5 settembre 2011





IL SEGRETO DELLA FELICITA'

Un mercante, una volta, mandò il figlio ad apprendere il segreto della felicità dal più saggio di tutti gli uomini. Il ragazzo vagò per quaranta giorni nel deserto, finché giunse a un meraviglioso castello in cima a una montagna. Là viveva il Saggio che il ragazzo cercava.

Invece di trovare un sant'uomo, però, il nostro eroe entrò in una sala dove regnava un'attività frenetica: mercanti che entravano e uscivano, ovunque gruppetti che parlavano, una orchestrina che suonava dolci melodie. E c'era una tavola imbandita con i più deliziosi piatti di quella regione del mondo. Il Saggio parlava con tutti, e il ragazzo dovette attendere due ore prima che arrivasse il suo turno per essere ricevuto.

Il Saggio ascoltò attentamente il motivo della visita, ma disse al ragazzo che in quel momento non aveva tempo per spiegargli il segreto della felicità. Gli suggerì di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore.

Nel frattempo, voglio chiederti un favore, concluse il Saggio, consegnandogli un cucchiaino da tè su cui versò due gocce d'olio. Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l'olio.

Il ragazzo cominciò a salire e scendere le scalinate del palazzo, sempre tenendo gli occhi fissi sul cucchiaino. In capo a due ore, ritornò al cospetto del Saggio.

Allora, gli domandò questi, hai visto gli arazzi della Persia che si trovano nella mia sala da pranzo? Hai visto i giardini che il Maestro dei Giardinieri ha impiegato dieci anni a creare? Hai notato le belle pergamene della mia biblioteca?'

Il ragazzo, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d'olio che il Saggio gli aveva affidato.

Ebbene, allora torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo, disse il Saggio. Non puoi fidarti di un uomo se non conosci la sua casa.

Tranquillizzato, il ragazzo prese il cucchiaino e di nuovo si mise a passeggiare per il palazzo, questa volta osservando tutte le opere d'arte appese al soffitto e alle pareti. Notò i giardini, le montagne circostanti, la delicatezza dei fiori, la raffinatezza con cui ogni opera d'arte disposta al proprio posto. Di ritorno al cospetto del Saggio, riferì particolareggiatamente su tutto quello che aveva visto.

Ma dove sono le due gocce d'olio che ti ho affidato? domandò il Saggio.

Guardando il cucchiaino, il ragazzo si accorse di averle versate.

"Ebbene, questo è l'unico consiglio che ho da darti - concluse il più Saggio dei saggi - Il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza dimenticare le due gocce d'olio nel cucchiaino."


(da "L'Alchimista" di Paulo Coelho - Bompiani)

sabato 3 settembre 2011

LA CURA


Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.
Vagavo per i campi del Tennessee
(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.
Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza.
I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
TI salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...
io sì, che avrò cura di te!

FRANCO BATTIATO


LA LEGGENDA DEI COLORI DELL'ARCOBALENO




Tanto tempo fa i colori fecero una lite furibonda.
Tutti si proclamavano il migliore in assoluto, il più importante, il più utile, il favorito.

Il 
VERDE disse: " Chiaramente sono io il più importante.
Io sono il segno della vita e della speranza.
Io sono stato scelto dall'erba, dagli alberi, dalle piante.
Senza di me tutti gli animali morirebbero.
Guardatevi intorno nella campagna e vedrete che io sono in maggioranza..."

Il 
BLU lo interruppe: "Tu pensi solo alla terra, ma non consideri il cielo ed il mare!!
E' l'acqua la base della vita che viene giù dalle nuvole nel profondo del mare.
Il cielo dà spazio, pace e serenità. Senza di me voi non sareste niente..."

Il 
GIALLO rilanciò: "Voi siete tutti così seri! Io porto sorriso, gioia e caldo
nel mondo. Il sole è giallo, la luna è gialla, le stelle sono gialle.
Quando fioriscono i girasoli, il mondo intero sembra sorridere.
Senza di me non ci sarebbe allegria..."

L'
ARANCIONsi fece largo: " Io sono il colore della salute e della forza.
Posso essere scarso, ma prezioso perché io servo per il bisogno della vita
umana. Io porto con me le più importanti vitamine.
Pensate alle carote, zucche, arance, mango e papaia.
Io non sono presente tutto il tempo, ma quando riempio il cielo nell'alba e nel tramonto,
la mia bellezza è così impressionante che nessuno pensa più ad uno solo di voi..."

Il 
ROSSO poco distante urlò: "Io sono il re di tutti voi.
Io sono il colore del sangue ed il sangue è vita, è il colore del pericolo e del coraggio.
Io sono pronto a combattere per una causa, io metto il fuoco nel sangue,
senza di me la terra sarebbe vuota come la luna.
Io sono il colore della passione, dell'amore, la rosa rossa, il papavero.."

Il 
PORPORA si alzò in tutta la sua altezza.
Era molto alto e parlò con voce in pompa magna: " Io sono il colore dei regnanti
e del potere. Re, capi e prelati hanno sempre scelto me perché sono il segno
dell'autorità e della sapienza. Le persone non domandano... a me essi ascoltano ed obbediscono!..."

Infine parlò l'
INDACO molto serenamente, ma con determinazione:
" Pensate a me, io sono il colore del silenzio, voi difficilmente mi notate, ma senza di me
diventate tutti superficiali. Io rappresento il pensiero e la riflessione, il crepuscolo
e le acque profonde... Voi tutti avete bisogno di me per bilanciare e contrastare,
per pregare ed inneggiare alla pace..."
E così i colori continuarono a discutere ognuno convinto di essere superiore agli altri.
Litigarono sempre più violentemente senza sentire ragioni.
Improvvisamente un lampo squarciò il cielo seguito da un rumore fortissimo.
Il tuono e la pioggia che seguì violenta li impaurì a tal punto che si strinsero tutti insieme per confortarsi....
Nel mezzo del clamore la PIOGGIA iniziò a parlare:
" Voi sciocchi colori litigate tra di voi e ognuno cerca di dominare gli altri...
Non sapete che ognuno di voi è stato fatto per un preciso scopo unico e differente?
Tenetevi per mano e venite con me"
Dopo che ebbero fatto pace, essi si presero tutti per mano.
La PIOGGIA continuò: "D'ora in poi, quando pioverà ognuno di voi si distenderà attraverso
il cielo in un grande arco di colori per ricordare che voi vivete tutti in pace.
L'arcobaleno  è un segno di speranza e di Pace per il Domani.....