domenica 27 marzo 2011

BENVENUTO MATTEO


LA TRIBU' DELL'ALBERO E' FELICISSIMA DI DARE IL BENVENUTO A MATTEO!
Un bacio grande da tutti noi!!


sabato 26 marzo 2011

I CALDOMORBIDI


I CALDOMORBIDI
Racconti per l’anima

C'era una volta un luogo, molto, molto, molto tempo fa, dove vivevano delle persone felici. Fra queste persone felici ce n'erano due che si chiamavano Luca e Vera. Luca e Vera vivevano con i loro due figli Elisa e Marco.
Per poter comprendere quanto erano felici, dobbiamo spiegare come erano solite andare le cose in quel tempo e in quel luogo.
Vedete, in quei giorni felici, quando un bimbo nasceva trovava nella sua culla, posto vicino a dove appoggiava il suo pancino, un piccolo, soffice e caldo sacchetto morbido. E, quando il bambino infilava la sua manina nel sacchetto, poteva sempre estrarne un… "caldomorbido".
I caldomorbidi in quel tempo erano abbondantissimi e molto richiesti perché, in qualunque momento una persona ne sentisse il bisogno, poteva prenderne uno e subito si sentiva calda e morbida a lungo.
Se, per qualche motivo, la gente non avesse ricevuto con una certa regolarità dei caldomorbidi, avrebbe corso il rischio di contrarre una strana e rara malattia. Era una malattia che partiva dalla spina dorsale e che lentamente portava la persona ad incurvarsi, ad appassire e poi a morirne.
In quei giorni era molto facile procurarsi i caldomorbidi: se qualcuno li chiedeva, trovava sempre qualcun altro che li dava volentieri. Quando uno, cercando nel suo sacchetto, tirava fuori un caldomorbido, questo aveva la dimensione di un piccolo pugno di bambina ed un colore caldo e tenero. E subito, vedendo la luce del giorno, questo sorrideva e sbocciava in un grande e vellutato caldomorbido.
E quando era posto sulla spalla di una persona, o sulla testa, o sul petto, e veniva accarezzato, piano piano si scioglieva, entrava nella pelle e subito la persona si sentiva bene e per lungo tempo.
La gente a quel tempo si frequentava molto e si scambiava reciprocamente caldomorbidi. Naturalmente questi erano sempre gratis ed averne a sufficienza non era mai un problema.
Come dicevamo poc'anzi, con tutta questa abbondanza di caldomorbidi, in questo paese tutti erano felici e contenti, caldi e morbidi per la gran parte del tempo.
Ma, un brutto giorno, una strega cattiva che viveva da quelle parti si arrabbiò, perché, essendo tutti così felici e contenti, nessuno comprava le sue pozioni e i suoi unguenti.
La strega, che era molto intelligente, studiò un piano diabolico.
Una bella mattina di primavera, mentre Vera giocava serena in un prato con i bambini, avvicinò Luca e gli sussurrò all'orecchio:
"Guarda Luca, guarda Vera come sta sprecando tutti i caldomorbidi che ha, dandoli a Elisa. Sai, se Elisa se li prende tutti, può darsi che, a lungo andare, non ne rimangano più per te".
Luca rimase a lungo soprappensiero. Poi si voltò verso la strega e disse: "Intendi dire che può succedere di non trovare più caldomorbidi nel nostro sacchetto tutte le volte che li cercheremo?".
E la strega rispose: "Proprio così. Quando saranno finiti, saranno finiti. E non ne avrete assolutamente più".
Detto questo volò via, sghignazzando fra sé.
Luca fu molto colpito da quanto aveva detto la strega e da quel momento cominciò ad osservare e a ricordare tutti i momenti in cui Vera dava caldomorbidi a qualcun altro.
Di lì in poi divenne timoroso e turbato, perché gli piacevano i caldomorbidi di Vera e non voleva proprio rimanere senza. E pensava pure che Vera non facesse una cosa buona a dare tutti quei caldomorbidi ai bambini e alle altre persone.
Cosi cominciò ad intristirsi tutte le volte che vedeva Vera elargire un caldomorbido a qualcun altro. E poiché Vera gli voleva molto bene, essa smise dì offrire così spesso caldomorbidi agli altri, riservandoli invece per lui.
I bambini, vedendo questo, cominciarono naturalmente a pensare che fosse una cattiva cosa dar via caldomorbidi a chiunque e in qualsiasi momento venissero richiesti o si desiderasse farlo e, piano piano, senza quasi nemmeno accorgersene, diventarono sempre più timorosi di perdere qualcosa.
Così anch'essi divennero più esigenti. Tennero d'occhio i loro genitori e, quando vedevano che uno di loro donava un caldomorbido all'altro, anche loro impararono a intristirsi. Anche i loro genitori se ne scambiavano sempre di meno e di nascosto, perché così pensavano che non li avrebbero fatti soffrire.
Sappiamo bene come sono contagiosi i timori. Infatti, ben presto queste paure si sparsero in tutto il paese e sempre meno si scambiarono caldomorbidi.
Nonostante ciò le persone potevano comunque sempre trovare un caldomorbido nel loro sacchetto tutte le volte che lo cercavano, ma essi cominciarono a estrarne sempre meno, diventando nel contempo sempre più avari.
Presto la gente cominciò a sentire mancanza di caldomorbidi e, di conseguenza, a sentire meno caldo e meno morbido. Poi qualcuno di loro cominciò ad incurvarsi e ad appassire e talvolta persino a morire. Quella malattia, dovuta alla mancanza dì caldomorbidi, che prima della venuta della strega era molto rara, ora colpiva sempre più spesso.
E sempre di più la gente andava ora dalla strega per comprare pozioni e unguenti, ma, nonostante ciò, non aveva l'aria di star meglio.
Orbene, la situazione stava diventando di giorno in giorno più seria. A pensarci bene la strega cattiva in realtà non desiderava che la gente morisse (infatti pare che i morti non comprino balsami e pozioni), così cominciò a studiare un nuovo piano. Fece distribuire gratuitamente a ciascuno un sacchetto in tutto simile a quello dei caldomorbidi, ma questo era freddo mentre l'altro era caldo. Dentro il sacchetto della strega infatti c'erano i "freddoruvidi". Questi freddoruvidi non facevano sentire la gente calda e morbida ma fredda e scontrosa. Comunque fosse, i freddoruvidi un effetto ce l'avevano: impedivano infatti che la schiena della gente si incurvasse più di tanto e, anche se sgradevoli, servivano a tenere in vita gli abitanti di quel paese che una volta era stato felice.
Così tutte le volte che qualcuno diceva: "Desidero un caldomorbido", la gente, arrabbiata e spaventata per il loro rarefarsi, rispondeva: "Non ti posso dare un caldomorbido, vuoi un freddoruvido?".
E, a volte, capitava persino che due persone a passeggio insieme pensavano che avrebbero potuto scambiarsi dei caldomorbidi, ma una o l'altra delle due, aspettando che fosse l'altra ad offrirglielo, finiva poi per cambiare idea, e si scambiavano dei freddoruvidi.
Stando così le cose, ormai sempre meno gente moriva di quella malattia, ma un sacco di persone erano sempre infelici e sentivano molto freddo e molto ruvido.
E' inutile dire che questo fu un periodo d'oro per gli affari della strega.
La situazione peggiorava ogni giorno. I caldomorbidi, che una volta erano disponibili come l'aria, divennero merce di grande valore e questo fece sì che la gente fosse disposta ad ogni sorta di cose pur di averne. In certi casi i caldomorbidi venivano estorti con l'inganno, in altri con violenza e, quando ciò avveniva, succedeva una cosa strana: questi non sorridevano più, sbocciavano poco e diventavano scuri.
Prima che la strega facesse la sua apparizione la gente era solita trovarsi in gruppi di tre o di quattro o anche di cinque persone senza minimamente preoccuparsi di chi fosse a dare i caldomorbidi. Dopo la venuta della strega la gente cominciò a tenere per sé tutti i propri caldomorbidi, e a darli al massimo ad un'altra persona. Qualche volta succedeva che quelli che davano a persone esterne dei caldomorbidi si sentivano in colpa perché pensavano che il proprio partner molto probabilmente ne sarebbe stato dispiaciuto e geloso. E quelli che non avevano trovato un partner sufficientemente generoso andavano a comprare i loro caldomorbidi e questo gli costava molte ore di lavoro per racimolare il denaro.
Un altro fatto sorprendente ancora succedeva. Alcune persone prendevano i freddoruvidi, che si trovavano facilmente e gratuitamente, li camuffavano ad arte con un'apparenza piacevole e morbida e li spacciavano per caldomorbidi. Questi caldomorbidi contraffatti venivano chiamati caldomorbidi di plastica e finirono per procurare guai ulteriori.
Per esempio, quando due persone si volevano scambiare reciprocamente dei caldomorbidi pensavano, è ovvio, che si sarebbero sentiti bene, ma, in realtà, nulla cambiava e continuavano a sentirsi come prima e forse anche un pochino peggio. Ma, poiché pensavano in buona fede di essersi scambiati dei caldomorbidi genuini, rimanevano molto confusi e disorientati, non comprendendo che il loro freddo e le loro sensazioni sgradevoli erano in realtà il risultato dell'essersi scambiati caldomorbidi di plastica.
Così la situazione si aggravava di giorno in giorno.
I caldomorbidi erano sempre più rari e, a volte, anche guardati con sospetto, perché si confondevano con quelli di plastica, contraffatti. I freddoruvidi erano abbondanti e sgradevoli e tutti pareva volessero regalarli agli altri. C'era molta tristezza, paura e diffidenza e tutto questo era iniziato con la venuta della strega, che aveva convinto le persone che, a forza di scambiarsi caldomorbidi, un giorno non lontano avrebbe avuto la sorpresa di scoprire che erano finiti.
Passò ancora del tempo e, un giorno, una donna florida e graziosa, nata sotto il segno dell'Acquario, giunse in quel paese sfortunato, portando il suo sorriso limpido e cordiale.
Non aveva mai sentito parlare della strega cattiva e non nutriva alcun timore che i suoi caldomorbidi finissero. Li dava liberamente, anche quando non erano richiesti. Molti la disapprovavano perché pensavano che fosse sconveniente per i bambini vedere queste cose e temevano per la loro educazione
Ma essa ai bambini piacque molto, tanto che la circondavano in ogni momento. E anche loro cominciarono a provare gusto nel dare agli altri caldomorbidi quando gliene veniva voglia. I benpensanti corsero ben presto ai ripari facendo approvare una legge per proteggere i bambini da un uso spregiudicato di caldomorbidi. Secondo questa legge era un crimine punibile dare caldomorbidi ad altri che non alle persone per cui si avesse avuto una licenza. E, per maggiore garanzia, queste licenze di darsi caldomorbidi si potevano avere per una sola persona e spesso duravano tutta la vita.
Molti bambini comunque fecero finta di non conoscere la legge e, in barba a questa, continuarono a dare ad altri caldomorbidi quando ne avevano voglia o quando qualcuno glieli chiedeva. E, poiché c'erano molti, molti bambini - così tanti forse quanto i benpensanti - cominciò ad apparire chiaro che la cosa era molto difficile da contenere.
A questo punto sarebbe interessante sapere come andò a finire. Riuscì la forza della legge e dell'ordine a fermare i bambini? Oppure furono invece i benpensanti a scendere a patti? E Luca e Vera, ricordando i giorni felici dove non c'era limite di caldomorbidi, ricominciarono a donarli ancora liberamente?
La ribellione serpeggiava ovunque nel paese e probabilmente toccò anche il luogo dove vivete. Se voi volete (e io sono sicuro che voi lo volete), potete unirvi a loro a offrire e a chiedere caldomorbidi e, in questo modo, diventare autonomi e sani senza più il rischio che la vostra schiena si ripieghi per la sofferenza e rischi di raggrinzirsi.






venerdì 25 marzo 2011

INSIEME PER L'INDIA ONLUS - Fossano




L’India è un paese meraviglioso e ricco di contraddizioni, dove la bellezza dei paesaggi si mescola alle realtà più drammatiche di povertà di una vasta popolazione.
Da sempre siamo stati vicini e riconoscenti a questo paese che ci ha dato i nostri figli e non abbiamo mai interrotto i contatti e gli aiuti, operando con il sostegno a distanza.
Nel 2004, dopo l’incidente e la morte a 17 anni di nostro figlio Rupert, che avevamo adottato a Ullal nel 1988, abbiamo aperto una sottoscrizione in sua memoria che ci ha permesso, grazie alla generosità di molte persone, di realizzare la costruzione della scuola materna di Hubli nel Karnataka. Poiché ora si sta proseguendo alla costruzione di un nuovo edificio che permetta agli alunni di proseguire gli studi fino alle superiori, abbiamo voluto “ufficializzare” il nostro impegno, affiancati da un gruppo di amici. E’ nata così nel febbraio 2009 l’Associazione “Insieme per l’India ONLUS”.



“La felicità più grande? Essere utili agli altri” (Madre Teresa)

Vogliamo che il nostro impegno verso i poveri dell’India sia il modo migliore per ricordare Rupert.
Marilena e Michelangelo
http://www.insiemeperlindia.org/

Perché l’India

giovedì 24 marzo 2011

BAMBINI DAGLI OCCHI DI SOLE



BAMBINI DAGLI OCCHI DI SOLE


Ho visto i luminosi pionieri dell’Onnipotente
Al confine dove il cielo si volge verso la vita
Scendere le scale d’ambra della nascita,
I precursori di una divina moltitudine.
Essi venivano sul sentiero della Stella del mattino
Nella piccola stanza della vita mortale.
Li ho visti attraversare la penombra di un’età
I bambini dagli occhi solari
Portatori di una meravigliosa Aurora
I grandi creatori dal calmo aspetto.
Li ho visti, gli abbattitori delle barriere del mondo
I lottatori del destino nato dalla paura.
Li ho visti, i lavoratori della casa degli Dei
I messaggeri di ciò che non può essere comunicato,
Gli architetti dell’immortalità.
Li ho visti cadere nella sfera umana,
Con volti ancora luminosi della gloria immortale,
Con voci che ancora parlavano dei pensieri di Dio,
Con i corpi resi splendenti dalla luce dello Spirito.
Portavano la magica parola, il mistico Fuoco,
La dionisiaca coppa della Gioia.
Li ho visti, i bambini che rendono l’uomo migliore,
Coloro che cantano uno sconosciuto inno dell’anima.
Ho sentito l’eco dei loro passi nei corridoi del tempo.
Ho visto gli alti sacerdoti della saggezza,
Della dolcezza, della potenza e della felicità celeste,
I rivelatori delle vie solari della Bellezza
I nuotatori delle acque tempestose dell’Amore
I danzatori che aprono le porte d’oro del nuovo tempo.
SONO QUI, CAMMINANO TRA NOI
PER MUTARE LA SOFFERENZA IN GIOIA,
PER GIUSTIFICARE LA LUCE SUL VOLTO DELLA NATURA.
Sri Aurobindo

martedì 22 marzo 2011

TUTTO QUELLO CHE MI SERVE SAPERE


Di Robert Fulghum

La massima parte di ciò che veramente mi serve sapere su come vivere, cosa fare e in che modo comportarmi l' ho imparata all'asilo. La saggezza non si trova al vertice della montagna degli studi superiori, bensì nei castelli di sabbia del giardino dell'infanzia. Queste sono le cose che ho appreso:
Dividere tutto con gli altri.
Giocare correttamente.
Non fare male alla gente.
Rimettere le cose al posto.
Sistemare il disordine.
Non prendere ciò che non è mio.
Dire che mi dispiace quando faccio del male a qualcuno.
Lavarmi le mani prima di mangiare.
I biscotti caldi e il latte freddo fanno bene.
Condurre una vita equilibrata: imparare qualcosa, pensare un po' e disegnare, dipingere, cantare, ballare, suonare e lavorare un tanto al giorno.
Fare un riposino ogni pomeriggio.
Nel mondo, badare al traffico, tenere per mano e stare vicino agli altri.
Essere consapevole del meraviglioso.
Ricordare il seme nel vaso: le radici scendono, la pianta sale e nessuno sa veramente come e perché, ma tutti noi siamo così. I pesci rossi, i criceti, i topolini bianchi e persino il seme nel suo recipiente: tutti muoiono e noi pure.
Non dimenticare, infine, la prima parola che ho imparato, la più importante di tutte: GUARDARE.
Tutto quello che mi serve sapere sta lì, da qualche parte: le regole Auree, l'amore, l'igiene alimentare, l'ecologia, la politica e il vivere assennatamente.
Basta scegliere uno qualsiasi tra questi precetti, elaborarlo in termini adulti e sofisticati e applicarlo alla famiglia, al lavoro, al governo, o al mondo in generale, e si dimostrerà vero, chiaro e incrollabile.
Pensate a come il mondo sarebbe migliore se noi tutti , l'intera umanità prendessimo latte e biscotti ogni pomeriggio alle tre e ci mettessimo poi sotto le coperte per un pisolino, o se tutti i governi si attenessero al principio basilare di rimettere ogni cosa dove l' hanno trovata e di ripulire il proprio disordine.
Rimane sempre vero, a qualsiasi età, che quando si esce nel mondo è meglio tenersi per mano e rimanere uniti.


Trova il tempo


Trova il tempo di riflettere,

è la fonte della forza.

Trova il tempo di giocare,

è il segreto della giovinezza.

Trova il tempo di leggere,

è la base del sapere.

Trova il tempo di essere gentile,

è la strada della felicità.

Trova il tempo di sognare,

è il sentiero che porta alle stelle.

Trova il tempo di amare,

è la vera gioia di vivere.

Trova il tempo d'esser contento,

è la musica dell'anima.

Antica ballata irlandese

Meditazione Camminata - Ven. Sujiva

 

Brano tratto da un'introduzione alla meditazione di visione profonda del Ven. Sujiva, "Istruzioni per far placare i vulcani".

Potete immaginare la quantità di cose coinvolte con il camminare? Camminate per andare in ufficio, per fare esercizio, per una passeggiata panoramica, per andare verso il tavolo, per calmarvi e per tante altre meravigliose quanto innominabili ragioni. Ma uno può pensare e sentirsi in modo del tutto diverso camminando su una spiaggia isolata nella luce dell'alba rispetto al camminare verso la poltrona del dentista. La differenza sta tutta nello stato della mente. E ricordate, lo stato della mente può determinare dove finirete e cosa vi accadrà. Se camminate senza consapevolezza, potrete finire o all'ospedale o nella tomba. Naturalmente molta gente al giorno d'oggi taglia corto rispetto al camminare, loro vanno su ruote. Alla velocità che la moderna tecnologia può permettere, potreste aver bisogno anche di una maggior consapevolezza per assicurarvi la sicurezza. Lasciate che vi offra alcuni consigli per iniziare con la vostra meditazione camminata:

- Per imparare a camminare con consapevolezza, dovete trovare un luogo tranquillo con una distanza sufficiente, almeno di trenta passi. Preferibilmente dovrebbe essere un percorso diritto pulito e piano senza nessuno attorno a guardare quello che state facendo. In mancanza di questo potrà andar bene qualsiasi distanza fino a dieci passi.

- Per prima cosa dovrete provare a sperimentare la chiara consapevolezza della vostra postura in piedi. Non è visualizzazione, ma sentire il proprio corpo così come è, la tensione, la fermezza e forse un po' di oscillazione. Assicuratevi di essere rilassati con una postura eretta. Tenete le mani insieme o incrociatele per aiutarvi a restare composti. Potete chiudere gli occhi e rendere la mente libera, calma, rilassata e felice. Imparate a lasciare andare tutti i vostri problemi e pensieri. Essi non sono così importanti da attaccarcisi tutto il tempo. Date una pausa alla vostra mente. Solamente restate nel momento presente e attenti.

- Ora dopo aver ottenuto una calma compostezza, cominciate a camminare, mantenendo l'attenzione alla parte inferiore del piede che si muove, al disotto dei polpacci. Camminate con naturalezza (con gli occhi aperti) con un passo che vi faccia sentire a vostro agio e rilassati. Per aiutarvi a mantenere l'attenzione ai piedi, potrete ripetere mentalmente destro sinistro o camminare, camminare o qualsiasi parola preferite. Ma ricordate, non pensate, solamente mantenete la mente nel momento presente.

- Quando è il momento di girare, siate consapevoli dell'azione di girare.

- Ogniqualvolta la attenzione si rivolge ai pensieri, dovrete richiamare la vostra presenza mentale, notando consapevolmente pensare, pensare e poi ritornate all'osservazione dei passi. Se si presentano tensione o noia, dovrete fermarvi ancora e riportare la consapevolezza come avete già fatto. Mentre siete fermi notate consapevolmente tensione o noia, prima di riprendere la meditazione camminata.

- Vi consiglierei di camminare ad un certo ritmo che la mente può mantenere. Una volta preso questo ritmo, avrà la tendenza a fluire. Allora mantenete il ritmo per il tempo restante.

- Quando vi sentite più calmi o un poco stanchi, allora potete rallentare l'andatura, essendo allo stesso tempo ancora più rilassati mentalmente e fisicamente. Le persone che hanno raggiunto la concentrazione in questo modo possono camminare per un ora o più e sentirsi come se solo un minuto sia passato. Essi si sentono come senza peso e come se camminassero sulle nuvole. Potrebbe finire che vi sentirete molto felici.

- C'è comunque una cosa da aggiungere. Quando vi sentite veramente rilassati, mantenete la vostra mente vivacemente attenta mentre segue i passi. Cercate di sentire o percepire le sensazioni mentre accadono, le tensioni, le forze che tirano o che spingono, la leggerezza o la pesantezza e alla fine il contatto delle piante dei piedi con il suolo.

- Per aiutare il principiante ad avere una più acuta percezione di questo, gli insegnanti hanno escogitato un metodo che suddivide ogni passo in varie fasi cominciando da due fino a sei. Sebbene tre fasi sono sufficienti per la maggior parte delle persone, possono essere aumentate progressivamente, ma solamente quando uno è pronto per questo.

- Durante un ritiro intensivo o un esercizio formale di meditazione, la procedura standard è di fare un'ora di meditazione camminata, dividendola in tre periodi: i primi venti minuti camminata in una fase, i secondi venti minuti camminata in due fasi, e i rimanenti venti minuti (fino a raggiungere un'ora) per la camminata in tre fasi.
- Il principio dietro a ciò è di portare gradualmente la mente ad una attenzione più concentrata il che può avvenire con il rallentare il movimento e con una osservazione più precisa. Il tipo più adatto di camminata, sarà quello che farà sorgere maggiore consapevolezza.

- Le varie fasi dei passi da uno a sei sono:
1. sinistra/destra
2. sollevare, appoggiare il piede
3. sollevare, spingere avanti, appoggiare
4. alzare (il tallone) , sollevare (tutto il piede) , spingere avanti, appoggiare
5. alzare, sollevare, spingere avanti, abbassare, appoggiare
6. alzare, sollevare, spingere avanti, abbassare, appoggiare (la punta del piede) pressare (il peso sul piede). [...]

- Ad ogni fase di un passo, quando si osserva da vicino, saremo in grado di percepire le sensazioni o le forze che saranno presenti. Potremo veramente sperimentarlo come un flusso di tensione, forze che spingono o una estensione di durezza quando appoggiamo il piede.

- Per completare il quadro dovremo anche notare consapevolmente le intenzioni che sorgono prima di ogni passo, le intenzioni di fermarsi e girare.

- Se riuscirete a fare questo, potrete davvero arrivare ad un punto in cui vi dimenticherete completamente di voi stessi e ciò che rimarrà sarà il processo di consapevolezza con i suoi oggetti. Allora avrete cominciato il viaggio all'interno, il sentiero per realizzare la Natura di Chi e Che Cosa siamo realmente. Allora tutti i conflitti con la Realtà, dovuti all'ignoranza, che è il problema radice della sofferenza potranno finalmente vedere la fine.

lunedì 21 marzo 2011


PRENDI UN SORRISO E REGALALO A CHI NON L'HA MAI AVUTO...

PRENDI UN RAGGIO DI SOLE E FALLO VOLARE LA' DOVE REGNA LA NOTTE...

SCOPRI UNA SORGENTE E FA' BAGNARE CHI VIVE NEL FANGO...

PRENDI UNA LACRIMA E POSALA SUL VOLTO DI CHI NON HA PIANTO...

PRENDI IL CORAGGIO E METTILO NELL'ANIMO DI CHI NON SA LOTTARE...

SCOPRI LA VITA E RACCONTALA A CHI NON SA CAPIRLA...

PRENDI LA SPERANZA E VIVI NELLA SUA LUCE...

PRENDI LA BONTA' E DONALA A CHI NON SA DONARE...

SCOPRI L'AMORE E FALLO CONOSCERE AL MONDO!!!

M. Gandhi

FELICITA'


SE SIAMO FELICI, SE SIAMO IN PACE, POSSIAO SBOCCIARE COME UN FIORE.
E LA NOSTRA FAMIGLIA, TUTTA LA SOCIETA', TRARRANNO BENEFICIO DALLA NOSTRA PACE!
THICH NHAT HANH

LA VITA

La vita è un'opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è una ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è una promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, vivila.
La vita è una gioia, gustala.
La vita è una croce, abbracciala.
La vita è un'avventura, rischiala.
La vita è pace, costruiscila.
La vita è felicità, meritala.
La vita è vita, difendila.
Madre Teresa di Calcutta


http://www.pensieriparole.it

domenica 20 marzo 2011

Il piccolo Principe


E quando innaffio' per l'ultima volta il suo fiore, e si preparo' a metterlo al riparo sotto la campana di vetro, scopri' che aveva una gran voglia di piangere.
"Addio", disse al fiore.
Ma il fiore non rispose.
"Addio", ripete'.
Il fiore tossi'. Ma no era perche' fosse raffreddato.
"Sono stato uno sciocco", disse finalmente, "scusami, e cerca di essere felice".
Fu sorpreso dalla mancanza di rimproveri. Ne rimase sconcertato, con la campana di vetro per aria. Non capiva quella calma dolcezza.
"Ma si', ti voglio bene", disse il fiore, "e tu non l'hai saputo per colpa mia. Questo non ha importanza, ma sei stato sciocco quanto me. Cerca di essere felice. Lascia questa campana di vetro, non la voglio piu'".
"Ma il vento..."
"Non sono cosi' raffreddato. L'aria fresca della notte mi fara' bene. Sono un fiore".
"Ma le bestie..."
"Devo pur sopportare qualche bruco se voglio conoscere le farfalle, sembra che siano cosi' belle. Se no chi verra' a farmi visita? Tu sarai lontano e delle grosse bestie non ho paura. Ho i miei artigli".
E mostrava ingenuamente le sue quattro spine.
Poi continuo':
"Non indugiare cosi', e' irritante. Hai deciso di partire e allora vattene".
Perche' non voleva che io lo vedessi piangere. Era un fiore cosi' orgoglioso...

tratto da "Il Piccolo Principe" di Antoine Marie Roger de Saint-Exupéry


Ciò di cui abbiamo bisogno

Ciò di cui abbiamo bisogno non è un‘ideologia
o una dottrina per salvare il mondo.
Abbiamo bisogno di un risveglio
che possa restituirci la nostra forza spirituale.
Ciò che ci manca è la consapevolezza di ciò che siamo,
della realtà della nostra situazione.
Siamo lanciati al galoppo
su un cavallo che non controlliamo più.
Abbiamo bisogno di una nuova cultura
in cui gli esseri umani siano incoraggiati
a riscoprire la loro natura più profonda.
Le religioni devono essere consapevoli
della necessità di risvegliarci alla nostra vera umanità.
Le chiese devono operare
in modo da ricostruire comunità
in cui si possa vivere un' esistenza integra e salubre.
Devono farci capire che la vera felicità
non consiste nel consumo di beni materiali
pagati a prezzo di sofferenze, carestie e morte.
La vera felicità consiste
in una vita illuminata dalla comprensione
dell’interdipendenza di tutte le cose
e dal riconoscimento della profonda responsabilità
a essere davvero noi stessi
e aiutare il prossimo.

Thich Nhat Hanh

http://www.zenquieora.org/

Prendimi per mano

Prendimi per mano.
Cammineremo.
Cammineremo soltanto.
Sarà piacevole camminare insieme.
Senza pensare di arrivare da qualche parte.
Cammina in pace.
Cammina nella gioia.
Il nostro è un cammino di pace.
Poi impariamo
che non c'è un cammino di pace;
camminare è la pace;
non c'è un cammino di gioia;
camminare è la gioia.
Noi camminiamo per noi stessi.
Noi camminiamo per ognuno
sempre mano nella mano.
Cammina e tocca la pace di ogni istante.
Cammina e tocca la gioia di ogni istante.
Ogni passo è una fresca brezza.
Ogni passo fa sbocciare un fiore sotto i nostri piedi.
Bacia la terra con i tuoi piedi.
Imprimi sulla terra il tuo amore e la tua gioia.
La terra sarà al sicuro
se c'è sicurezza in noi.

Thich Nhat Hanh

COME STAI?

COME STAI?
C'è una domanda molto comune che le persone usano rivolgersi e che, proprio per il suo carattere rituale, di regola viene percepita come una semplice forma di cortesia. Ad essa solitamente si risponde in maniera evasiva, con formule altrettanto di circostanza. La domanda è: "Come stai?"E' una domanda che merita più considerazione. Prova a portela: Come stai? Come stai proprio adesso, in questo preciso momento? Prenditi un istante e prova a osservare con calma il tuo corpo e la tua mente: sei davanti al monitor, gli occhi puntati a leggere con qualche sforzo queste parole sullo schermo luminoso, una mano appoggiata sul mouse, le dita pronte a cliccare… Forse la spalla e il collo sono contratti, la schiena un po' incurvata, il respiro corto… E probabilmente la prospettiva di leggere un testo che da qui si prospetta lungo (su Internet, poi, dove il tempo è denaro!) suscita in te una sottile tensione, un'oscillazione tra la volontà di proseguire la lettura e la tentazione di rimandarla a un momento di maggior freschezza, saltabeccando via in cerca di qualcosa di meno impegnativo.Niente di sorprendente: piccoli stress di questo tipo non sono per nulla rari, nel corso di una giornata qualsiasi - non parliamo poi di stress ben maggiori… Raro è invece che qualcosa o qualcuno intervenga con un break a farceli notare mentre li stiamo vivendo. Del resto, perché dovremmo perdere tempo in simili futilità?
Una storiella zen racconta di un uomo su un cavallo: il cavallo galoppa veloce, e pare che l'uomo debba andare in qualche posto importante. Un tale, lungo la strada, gli grida: "Dove stai andando?" e il cavaliere risponde: "Non so! Chiedi al cavallo!".
C'è qualche somiglianza tra questa storia e la nostra: anche noi stiamo cavalcando un cavallo, non sappiamo dove stiamo andando e non ci possiamo fermare. Il cavallo è la forza dell'abitudine che ci spinge in una certa direzione, senza che noi si possa fare niente: corriamo sempre, e correre diventa il nostro modo di vivere. Spesso siamo così indaffarati che ci dimentichiamo cosa stiamo facendo e persino chi siamo. Persi in mille preoccupazioni, rimpianti, paure, sogni a occhi aperti, ci dimentichiamo di guardare e apprezzare le cose che ci circondano, le persone che amiamo, finché non è troppo tardi. Quella che sto vivendo, pensano molti di noi, non è la mia vita vera: quella appartiene al passato, a quando ero giovane, oppure è rimandata a quando avrò più denaro, o una posizione migliore, una casa più grande, la laurea, una fidanzata, un figlio… E nel frattempo viviamo come in un'eterna parentesi, immersi in una bolla di sofferenza opaca di cui neppure ci rendiamo conto, convinti che le condizioni attuali non consentano alcuna vera felicità.Anche quando abbiamo del tempo libero, non sappiamo come entrare in contatto con ciò che sta succedendo dentro e fuori di noi. Così accendiamo il televisore, prendiamo in mano il telefono, sfogliamo una rivista, apriamo Internet, qualsiasi cosa pur di sfuggire a noi stessi. Combattiamo tutto il tempo, anche durante il sonno. Dentro di noi c'è la guerra, ed è facile che questo faccia scoppiare una guerra con gli altri.
Cambiare questo stato di cose è possibile, se lo vogliamo. La prima cosa che dobbiamo imparare è l'arte di fermarsi: fermare i pensieri, le abitudini, le emozioni forti che ci condizionano. La paura, la disperazione, la rabbia e il desiderio possono essere fermati adottando uno stile di vita più lento, più consapevole. La consapevolezza ci mette in grado di riconoscere la forza dell'abitudine ogni volta che si manifesta. "Ciao, forza dell'abitudine, so che sei lì!". Senza aggressività, senza combattere: se solo le sorridiamo, perderà molta della sua carica. La presenza mentale è l'energia che ci permette di riconoscere la forza delle nostre abitudini e impedisce loro di dominarci e di farci soffrire.In oltre due millenni di storia, le tradizioni del buddhismo hanno messo a punto alcune semplici pratiche che, se inserite nella nostra giornata, possono allenarci a rimanere in contatto con il momento presente, con la vita che si svolge proprio adesso, piena di bellezze e meraviglie: un neonato, un fiore, una nuvola, una stradina sassosa, il sole che sorge nel cielo… Possiamo essere molto felici, se solo siamo consapevoli di ciò che sta davanti a noi.In questo sito sono spiegate alcune di queste pratiche; sono quelle insegnate dal maestro zen Thich Nhat Hanh: il respiro consapevole, il camminare consapevole, il mangiare consapevole, il sorriso consapevole. Se vuoi, puoi provare ad adottarne qualcuna, e vedere che cosa succede nella tua vita. Per saperlo, la domanda da porti è sempre la stessa: "Come stai?"
Come stai, adesso?

http://www.esserepace.org/

PEONIE...

...delicate come fiori le parole si fondono all'aria e diventano poesia....

METTA SUTTA_ estratto

 

....Che tutti gli esseri
vivano felici e sicuri:
tutti, chiunque essi siano,
deboli e forti,
grandi o possenti,
alti, medi o bassi,
visibili e non visibili,
vicini e lontani,
nati e non nati.
Che tutti gli esseri vivano felici!
Che nessuno inganni l'altro
né lo disprezzi
né con odio o ira
desideri il suo male.
Come una madre
protegge con la sua vita
suo figlio, il suo unico figlio
così, con cuore aperto,
si abbia cura di ogni essere,
irradiando amore
sull'universo intero;
.... TRATTO DA "METTA SUTTA"