lunedì 28 novembre 2011

TOPINO FEDERICO






Lungo un prato, dove un tempo pascolavano le mucche, c'era un vecchio muro. Fra le pietre del muro, vicino al granaio, cinque allegri topi di campagna avevano costruito la loro casa. Ma da quando i contadini avevano abbandonato la fattoria, il granaio era rimasto vuoto. L'inverno si avvicinava e i topolini dovettero pensare alle scorte. Giorno e notte si davano da fare a raccogliere grano e noci, fieno e bacche. Lavoravano tutti.

Tutti tranne Federico.

Federico perchè non lavori? - chiesero.

Come non lavoro, - rispose Federico un po'offeso.- Sto raccogliendo i raggi del sole per i gelidi giorni d'inverno.

E quando videro Federico seduto su una grossa pietra, gli occhi fissi sul prato, domandarono: E ora Federco che fai?.

Raccolgo i colori- rispose Federico con semplicità - L'inverno è grigio.

Un'altra volta Federico se ne stava accocolato all'ombra di una pianta.

Stai sognando Federico? - gli chiesero in tono di rimprovero.- Oh, no!Raccolgo parole. Le giornate d'inverno sono tante e lunghe. Rimarremo senza nulla da dirci.

Venne l'inverno e quando cadde la neve i topolini si rifugiarono nella tana fra le pietre. Sulle prime si rimpinzarono allegramente e si divertirono a raccontarsi storie di gatti sciocchi e volpi rimbambite.

Ma a poco a poco consumarono gran parte delle noci e delle bacche, il fieno finì e il grano era solo un lontano ricordo.

Nella tana si gelava e nessuno aveva più voglia di chiacchierare.

Improvvisamente ricordarono ciò che Federico aveva detto del sole, dei colori e delle parole. - E le tue provviste Federico? - chiesero.

- Chiudete gli occhi, - disse Federico, mentre si arrampicava sopra un grosso sasso - Ecco ora vi mando i raggi del sole, caldi e vibranti come oro fuso...

E mentre Federico parlava, i quattro topolini cominciarono a sentirsi più caldi. Era la voce di Federico? Era magia?

- E i colori Federico? - chiesero ansiosamente.

- Chiudete ancora gli occhi, disse Federico. E quando parlò del blu dei fiordalisi, dei papaveri rossi nel frumento giallo, delle foglioline verdi dell'edera, videro i colori come se avessero tante piccole tavolozze in testa.

- E le parole Federico?

Federico si schiarì la gola, aspettò un momento e poi, come da un palcoscenico, disse:

Chi fa la neve, il prato, il ruscello?

Chi fa il tempo brutto oppure bello?

Chi dà colore alle rose e alle viole?

Chi accende la luna e il sole?

Quattro topini, azzurri di pelo,

che stan lassù a guardarci dal cielo.

Uno fa il sole e l'aria leggera,

si chiama topino di Primavera.

Bouquet profumati e serenate,

ce li regala il topin dell'Estate.

Il topino d'Autunno fa scialli e ricami

con foglie dorate strappate dai rami.

Il topino d'Inverno, purtroppo si sa,

ci dà questa fame...e il freddo che fa.

Le stagioni son quattro. Ma a volte vorrei

che fossero sette, o cinque, o sei.

Quando Federico ebbe finito i topolini scoppiarono in uncaloroso applauso.

Federico arrossì, abbassò gli occhi confuso, e timidamente rispose: - Non voglio applausi, non merito alloro. Ognuno, in fondo, fa il proprio lavoro.



Fiaba di Leo Lionni, dalla bellissima raccolta di racconti per bambini "Dove la volpe e la lepre si danno la buonanotte"



Dedicata alle mamme e ai papà, dedicata agli artisti e ai saggi, dedicata a tutti coloro che osano saltare aldilà dello steccato della "normalità" e scoprono la "specialità" unica di sè che è ricchezza per tutti!

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