giovedì 29 settembre 2011

Trattato sulla rabbia





Breve trattato sulla rabbia all'interno della visione buddista.
di Lia D'Arcangelo
La rabbia è un veleno della mente, insieme all'attaccamento e all'ignoranza, questo ultimo è anche la causa dei tre suddetti veleni mentali.
La rabbia quindi è insita in noi, essa sorge, quando non possiamo avere ciò che desideriamo, quando subiamo una contrarietà o una delusione, quando troviamo un ostacolo, quando qualcosa o qualcuno c'impedisce d'essere felice La rabbia è un'avversione Apparentemente sembra avere una causa esterna, ma analizzandola comprenderemo invece, che il suo seme nasce con noi, è nel nostro cuntinum mentale. Se esiste con determinate caratteristiche e lo possiamo facilmente sperimentare, esisterà certamente il contrario. Se la rabbia è un veleno, come abbiamo detto, allora esisterà certamente un rimedio, un antidoto. La rabbia è una grand'energia devastante Chi è arrabbiato appare brutto a vedersi, paonazzo, gli occhi riempiti di sangue e uno sguardo feroce, un'accelerazione del respiro e del battito cardiaco, si sentirà vulnerabile, con un senso di onnipotenza, avrà un aumento della tensione nervosa, con un accrescimento della forza fisica.
La rabbia rende ciechi, si dice, irrazionali e da arrabbiati si possono commettere gravi azioni violente Si perde il controllo della propria intelligenza emotiva, si tende ad imprecare, ad urlare, si annullano certe percezioni L'arrabbiato sembra non sentire il mondo circostante, è unicamente concentrato sull'oggetto della sua avversione.
Ecco perché si dice, che la rabbia è una grand'energia, capace di coinvolgere gli altri, è un potere d'indubbia pericolosità Il vero danno, l'arrabbiato lo procura nei suoi confronti, sarà egli stesso che subirà le conseguenze negative dei suoi atti morbosi, siccome ha fatto soffrire inevitabile ritornerà su di sé la sofferenza. Si raccoglie immancabilmente ciò che si è seminato.
Secondo la legge del karma, e siamo noi stessi, secondo le nostre azioni di corpo, parola e mente, a determinare ciò, che la nostra cultura occidentale, chiama destino.
Il praticante buddista teme la rabbia e la considera uno dei suoi peggiori nemici, non dà la responsabilità ad altri o a cause esterne il sorgere della propria rabbia, egli la combatte facendo nascere la pazienza, l'antidoto alla rabbia.
La rabbia distrugge con il suo stesso potenziale, tutti i meriti, scaturiti da azioni virtuosi, maturati fino a quel momento E' come se la rabbia fosse un rapinatore, che ti deruba di tutti i tuoi averi.
Per il praticante buddista è importante anche per questo dedicare e secondo il pensiero filosofico Mahayano ( secondo la quale si raggiunge l'Illuminazione, attraverso la motivazione di voler essere di aiuto a tutti gli esseri senzienti ) la dedica dei meriti accumulati, va fatta a beneficio di tutti gli esseri senzienti.
( esseri, in altre parole dotati di una mente ) cosicché se arriva la rabbia, noi avendo dedicato agli altri i meriti, è come se avessimo depositato in banca una parte dei nostri averi, e quindi il rapinatore non potrà rubarceli.
E' difficile gestire la rabbia, una volta che nasce, essa violentemente s'impadronisce della nostra volontà, pertanto è bene allenare la nostra mente a pensieri pacifici, di amorevolezza, così pian piano si sviluppa la nobile pratica della pazienza Certo non è facile, per alcuni è proprio difficile, dipende dalle predisposizioni karmiche, evidentemente si è stati soggetti alla rabbia per molto tempo, e allora è come un 'abitudine.
Spesso si lascia prendere dallo sconforto, dal senso di colpa, ci si ritiene incapaci a gestire le proprie emozioni, i Maestri insegnano ad esseri cauti, se avviene ed è difficile bloccare la rabbia, loro consigliano di pregare subito dopo, di pentirsi e di provare rincrescimento e di promettere che non accada mai più.
Così si purifica quell'azione negativa e non nascerà il suo effetto altrettanto negativo.
Una volta, che la rabbia nasce e più difficile bloccarla, allora bisogna innanzi tutto saperla riconoscere, comprendere, che essa si leva unicamente per nostra volontà e che essa si può domare, quindi sarà più facile trasformarla. Certamente è dannoso trattenere la rabbia, essa può essere ancora più subdola e pericolosa, in quanto esplodere all'improvviso e violentemente, a volte con manifestazioni d'autolesionismo, oppure se repressa sicuramente danneggerà la nostra salute.
E' importante la meditazione analitica sulla rabbia. Ci si apparta per almeno cinque minuti al giorno, in solitudine e in silenzio, sicuri di non essere disturbati Seduti nella classica posizione dello yoghi, si penserà mentalmente a cosa è la rabbia, del perché siamo arrabbiati, sull'illusione di cosa e di chi ci fa arrabbiare, ma soprattutto sugli effetti negativi della rabbia, oltre che sugli atri, su noi stessi La rabbia ci fa rinascere nei reami inferiori di esistenze, dove maggiore e più intensa è la sofferenza, se per altre cause karmiche rinasciamo uomini, avremo un aspetto esteriore sgradevole, dolori soprattutto alla schiena.
In seguito si analizzeranno gli aspetti positivi della pazienza Si rinascerà nei reami superiori di esistenza e se si rinasce uomini si avrà un aspetto gradevole, un portamento elegante e niente mal di schiena Se si pratica correttamente e assiduamente si potranno beneficiare da subito gli effetti positivi
Anche la pratica della meditazione sul respiro, aiuta a tranquillizzarci.
Il respiro deve essere naturale, lento e profondo, si inspira dalle narici immaginando di prendere luce bianca, che entra in tutto il corpo, purificandoci e guarendoci, si espira dalle narici, immaginando di mandare via aria come fumo nero, di eliminare tutta la negatività, malattie e difetti mentali, che abbiamo.
Questo va fatto per almeno ventuno volte.
Se vogliamo fermare la rabbia, bere un bicchiere d'acqua aiuta, così come ci viene suggerito dalla nostra saggezza popolare, può servire contare lentamente. Inizialmente troveremo tanti ostacoli, non ci piace liberarci delle abitudine, delle illusioni E come se fossimo innamorati di noi in quanto persone arrabbiate.
Le persone pazienti piacciono, hanno uno sguardo e una mente pacifica, dolcezza nel sorriso e nei modi.
Per sviluppare la pazienza bisogna essere consapevoli, agire in pratica sul "qui e ora", essere concentrati su quello che si sta facendo. Questo se fatto costantemente, ci porterà ad uno stato simile alla calma dimorante e saremo senz'altro più felici. Non dimentichiamoci infatti, che l'arrabbiato è un essere insoddisfatto, quindi infelice. La rabbia è un grido di dolore. Serve avere compassione per chi si arrabbia e verso la propria rabbia. Avere la capacità di pentirsi, di dispiacersi, ma anche di perdonarsi, di coccolare la propria rabbia come fosse una bimba, di rassicurarla e amarla. Quando ci rapportiamo ad una persona che è arrabbiata, bisogna avere la capacità di saperla sedare, non rispondendo con atteggiamenti ostili, se proprio non si riesce meglio restare zitti e non fare niente. Spesso si sente dire , che arrabbiarsi fa bene, che così si morde la vita, il buddismo invece non lo crede per niente. Anzi, secondo Buddha, bisogna coltivare un cuore gentile e una mente pacifica, se si vuole essere sereni e di aiuto agli altri.
Dalla rabbia scaturiscono altre emozioni, quali la gelosia, l'invidia ecc… che turbano la nostra mente e ci fanno soffrire.
Attraverso l'educazione alla pace, si può indirizzare sin da piccoli, a comportamenti corretti e civili di relazioni umane, ad aver rispetto verso il mondo circostante e verso tutti gli esseri e se non si vuole essere dominati dalla rabbia, a nutrire rispetto anche verso i propri nemici. Bisogna impegnarsi ad educare a sapersi accontentare di quello che si ha, a sapere guardare dentro di se stessi e con benevolenza. E' questa la strada, che inesorabilmente porta alla felicità.
Prepararsi anche all'accettazione della morte, come un evento inevitabile, che alla fine arriva. Quando la morte ci coglierà, non dobbiamo arrabbiarci, per tutti gli effetti consequenziali, spiegati prima, altrimenti si avrà una rinascita sfortunata e di gran sofferenza. Bisogna sapere morire, con serenità, consapevoli di lasciare tutto, affetti cose care compreso, all'infuori della nostra predisposizione mentale, quella si trascina di vita in vita, fino a, quando non eliminiamo ogni ostruzione mentale, ogni effetto karmico e raggiunto l'Illuminazione. La morte è un evento di grande opportunità, non sprechiamolo, ricordiamoci di questo, ogni volta, che siamo arrabbiati e peggio ancora quando siamo convinti, che la rabbia è un'emozione positiva
Per il buddismo, termini come positivo e negativo, non sono visti dal punto di vista morale, di giusto e ingiusto, ma come fonte di felicità il primo e di sofferenza il secondo.
E ricordiamoci, che come me tutti gli esseri senzienti soffrono e come me tutti desideriamo la felicità.
Possa essere tutto questo, di grande beneficio per tutti gli esseri, in particolare possa portare sentimenti di pazienza e di pace a chi legge questo scritto.

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