sabato 10 novembre 2012

MICHELACCIO - Giovanni ARPINO

Voglia di lavorar saltami addosso
però non consumarmi fino all’osso

Voglia di lavorar saltami in testa
ma moltiplicami i giorni della festa

Voglia di lavorar saltami in braccio
ma non ridurmi mai come uno straccio

Voglia di lavorar saltami al collo
ma non spennarmi nudo come un pollo

Voglia di lavorar saltami al naso
però di rado, però quasi per caso

Voglia di lavorar saltami agli occhi
ma non strapparmi in mille e mille tocchi

Voglia di lavorar non starmi intorno
lasciami dormire tutto il giorno

Voglia di lavorar batti il martello
ma non chiedere aiuto al mio cervello

Voglia di lavorar, cara signora
Ho avuto gran pazienza sino ad ora

Voglia di lavorar non s’ offenda
mi lasci solo con la mia merenda…

Che posso farci se io son nato stanco,
pigro, tranquillo, e subito mi sfianco?
Mi chiaman Michelaccio, perché dormo
Seduto e in piedi, sera notte e giorno.
Quando mi corico sogno difilato
Ventitremila sogni colorati.

Non corro, io, non faccio.Non mi muovo.
Non cerco. Non mi agito. Non trovo.
Son milioni le gambe a questo mondo
che corrono in tremendo girotondo:
le vedo e dico: e se cascano in un fosso?
Voglia di lavorar saltami addosso…


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