lunedì 31 ottobre 2011

USA CIO CHE SEI


-   


..... Perché sono qui? Disse l'imperatore. Perché sono venuto su questa terra? Di quale utilità è tutto questo? Vengo, muoio, ritorno, rimuoio...non ha senso! Guarda tutta questa devastazione!
-    Non cercare di sapere perché sei qui; non ha nessunissima importanza, disse il saggio.
-    Devo sapere perché sono al mondo, altrimenti non potrò costruire nulla.
-    Non essere stupido! Non hai bisogno di sapere da dove vieni. Molti usano questo tipo di gioco mentale per evitare di guardarsi dentro, per non servirsi degli strumenti che hanno a disposizione. Fuggono la realtà presente dicendo: ”se potessi sapere da dove vengo, allora potrei...”; ma questo non ha senso. Sono idee che non valgono più di quanto valga oggi Lo-Yang; è una fuga!
L'imperatore si sentì offeso, e chiese:
-    Tu lo sai da dove vengo e perché sono qui?
-    Si, disse il vecchio, ma se ti do una comprensione intellettuale della tua situazione, questo non ti aiuterà a ricostruire Lo-Yang.
L'imperatore rispose:
-    E allora cosa dovrei sapere?
-    Hai bisogno di sapere che la situazione in cui ti trovi è quella che devi vivere; non puoi restare qui all'infinito a contemplarti l'ombelico ripetendo “perché mi è capitato questo, perché sono venuto al mondo, da dove vengo, perché la mia famiglia è scomparsa, perché sono imperatore della Cina”. Queste domande non hanno alcun senso. Sei qui, e questo è tutto. Adesso che ne farai, di tutto questo? Starai qui a piagnucolare e a tirare su col naso? Non ti porterà a niente di buono. Sei qui perché sei qui, e devi usare questa situazione nel modo migliore, smetti di andare in cerca di scuse.
L'imperatore si sentiva ferito e mortificato.
Il vecchio percepì la sua paura, la sua collera, la sua frustrazione, e gli disse:
-    La maggior parte delle persone sono come bambini piccoli, e non si chiedono né da dove vengono, né dove vanno; si preoccupano solo di camminare, mangiare, fare esperienze. Certi individui giungono alle soglie del pensiero, e cominciano a farsi delle domande: alcuni trovano la religione, altri dei maestri che danno loro delle risposte, ed infine ci sono quelli come te, che vogliono saperne di più e conoscere tutti i particolari. Potrei darti mille spiegazioni, potrei abbagliarti talmente che non sopporteresti più la tua stessa luce ma quale giovamento ne avresti? E chete ne faresti? Forse che dai da mangiare a tuo figlio una tonnellata di riso in una sola volta?


TRATTO DA : USA CIO CHE SEI DI Fun Chang

venerdì 28 ottobre 2011

ALLUVIONE LIGURIA - TOSCANA



CI UNIAMO NELLA PREGHIERA PER MANDARE PACE E CORAGGIO A QUANTI STANNO SOFFRENDO IN QUESTE ORE. 
Per non dimenticare l'alluvione che colpì il Piemonte nel Novembre del 1994.

La Spezia

Il bilancio adesso parla di sette morti, cinque nell’estremo levante della Liguria e due in Lunigiana
La situazione a Monterosso
Intanto, mentre i soccorritori si affannano a scavare alla ricerca delle sei persone che ancora mancano all’appello, è sempre più chiaro che Liguria e Toscana hanno di fronte un’emergenza senza precedenti.
Vernazza Monterosso, due delle Cinque Terre, sono ancora isolate, così come diversi altri paesi della zona, le strade bloccate, la ferrovia praticamente inservibile. E in serata agli sfollati si sono aggiunte altre 250 persone, evacuate dal centro storico di Mulazzo, in provincia di Massa Carrara.
Nelle due regioni sono arrivati i militari: parà della Folgore e genieri del secondo reggimento Pontieri di Piacenza lavorano senza sosta. Ben 348 soldati, cui va aggiunta una nave, 43 mezzi e sette velivoli. Si affiancano all’altro “esercito”, quello degli “angeli del fango”, fatto da persone comuni, da membri delle forze dell’ordine, della Protezione Civile, con il suo capo, il prefetto Franco Gabrielli, che ieri si è recato prima a Vernazza e poi ad Aulla: «Non siete il Vajont, ma non siete neppure in una situazione facile», ha detto Gabrielli, rivolgendosi ai vernazzesi.
 Gente tosta, proprio come la terra della Liguria, incastrata tra le montagne e il mare: non hanno acqua, non hanno elettricità e gas, ma non se ne vogliono andare. Anche se le loro case, ispezionate una a una dai tecnici della Protezione Civile, sono ancora in pericolo, anche se la montagna dovesse di nuovo franare: «Se bisogna andare, bisogna andare via», ha provato a convincerli il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, che a Vernazza si è commosso e ha pianto, di fronte ai cittadini che non hanno più nulla.
Il cuore piange per le persone che non ci sono più e per quelle disperse, almeno sette, secondo i calcoli ufficiali della prefettura della Spezia. Ma l’orgoglio e l’amore per la propria terra sono più forti. E così si scava con ogni mezzo, anche a mani nude. Come a Borghetto Vara, nell’entroterra, centro alluvionato che piange quattro morti e conta i danni.
Monterosso
Il 43% delle strade della provincia della Spezia sono danneggiate. Le autostrade A12 e A15 sono state riaperte, ma solo a senso unico alternato (il casello di Aulla è inaccessibile) e solo ieri sera è stato possibile, grazie a 48 ore di lavoro da parte di oltre 170 tecnici, riattivare un solo binario - quello lato mare - tra Monterosso e Corniglia (ma a Vernazza è impossibile fare fermate).
Conta i danni anche la Toscana, dove finita l’emergenza acqua e fango rischia di aprirsi quella delle frane: il centro storico di Mulazzo, 2500 abitanti nel cuore della Lunigiana, è stato evacuato e 250 persone sono state fatte alloggiare nel Palazzetto dello Sport e in alcuni alberghi della zona. Troppi i rischi per movimenti franosi che potrebbero verificarsi e che adesso vengono monitorati dai tecnici.
Quanto alla situazione nella zona più colpita della Toscana, tutte le scuole di Aulla di ogni ordine e grado resteranno chiuse sino a nuova ordinanza. 
Nella cittadina della Lunigiana ieri mattina è tornata anche l’acqua, almeno nei piani bassi delle abitazioni, ma, come ha ricordato l’assessore Silvia Magnani, «non è potabile». Ripristinata almeno in parte l’energia elettrica e le telecomunicazioni, anche se ci sono grosse difficoltà proprio per le linee telefoniche.

TRATTO DA: 

mercoledì 26 ottobre 2011

DONNE CHE CORRONO CON I LUPI




Frasi meravigliose  tratte dal libro di 

Clarissa Pinkola Estès


“I territori spirituali della Donna Selvaggia, nel corso della storia, sono stati spogliati e bruciati, i cicli naturali costretti a diventare innaturali per compiacere gli altri.”


“Alle sedie e ai tavoli preferivo la terra, gli alberi e le caverne, perché là sentivo di potermi appoggiare alla guancia di Dio”


“Ho avuto la fortuna di crescere nella Natura. Dai fulmini seppi della subitaneità della morte e dell’evanescenza della vita. Le figliate dei topolini mostravano che la morte era raddolcita da una nuova vita. Una lupa uccise un suo cucciolo ferito a morte; insegnò la compassione dura, e la necessità di permettere alla morte di andare al morente. I bruchi pelosi che cadevano da gl’alberi e faticosamente risalivano m’insegnarono la determinazione. Dal loro solletico, quando mi passeggiavano sul braccio, imparai come la pelle può risvegliarsi e sentirsi viva.”


“La lingua della narrazione e della poesia è formidabile sorella del linguaggio dei sogni.”

“la loba canta così profondamente che il fondo del deserto si scuote, e mentre lei canta il lupo apre gl’occhi”

“Tutte le creature della terra tornano a casa. Abbiamo creato rifugi naturali per ibis, pellicani, aironi, lupi, gru, cervi, topi, alci e orsi, e stranamente non per noi stessi nei luoghi in cui viviamo giorno dopo giorno.”

“Tutte entriamo nel mondo per danzare “

domenica 23 ottobre 2011

Donne che corrono coi lupi - La collera e il perdono



DEDICATO A TUTTE LE DONNE CHE CORRONO CON I LUPI, 

ALLE DONNE CHE NON SANNO CHE STANNO CORRENDO CON I LUPI

ALLE AMICHE CHE PRESTO COMINCERANNO A CORRERE

ALLE DONNE CHE PRIMA DI NOI HANNO CORSO CON I LUPI ED HANNO VISSUTO CON LORO....


Parole di saggezza semplici, ma dirette per chi è pronto per ascoltarle




Estratti dal libro Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estés
Musica: La Serenissima di Loreena McKennitt

giovedì 20 ottobre 2011

Il mio cuore brucia come il fuoco. Da 101 Storie Zen



Soyen Shaku, il primo insegnante di Zen ad andare in America, disse: «Il mio cuore brucia come il fuoco ma i miei occhi sono freddi come ceneri morte». Egli stabilì le seguenti norme, che mise in pratica ogni giorno della sua vita:

La mattina, prima di vestirti, brucia dell'incenso e medita.

Coricati sempre alla stessa ora. Nutriti a intervalli regolari. Mangia con moderazione e mai a sazietà.

Ricevi un ospite con lo stesso atteggiamento che hai quando sei solo. Da solo, conserva lo stesso atteggiamento che hai nel ricevere ospiti.

Bada a quello che dici, e qualunque cosa tu dica, mettila in pratica.

Quando si presenta un'occasione non lasciartela scappare, ma prima di agire pensaci due volte.

Non rimpiangere il passato. Guarda al futuro.

Abbi l'atteggiamento intrepido di un eroe e il cuore tenero di un bambino.

Non appena vai a letto, dormi come se quello fosse il tuo ultimo sonno. Non appena ti svegli, lascia subito il letto dietro di te come se avessi gettato via un paio di scarpe vecchie.

mercoledì 19 ottobre 2011

GIRASOLE - 2° SCULTURA DI PAPINO


E' con piacere che vi mostriamo la seconda creazione di Papino, un girasole che esce da una tavoletta di Tiglio.
L'appuntamento settimanale a Norea sta dando buoni frutti, la passione per la lavorazione del legno non manca (vesciche alle mani comprese), seguiranno nei prossimi post gli altri lavori in corso d'opera!


Un bravo a Papino per aver intrapreso anche questo corso amatoriale con la consueta passione che lo contraddistingue.


... aspettiamo il nostro logo intagliato.... che sciccheria sarà!
La Tribù





E' RICOMINCIATO LUNEDI 17 OTTOBRE IL CONSUETO APPUNTAMENTO SETTIMANALE DELLA TRIBU'.

Il gruppo, rinnovato con nuova linfa, arrivata con bimbi nuovi, è composto da 10 bambini dai 4 ai 10anni.
L'approccio degli incontri sarà anche quest'anno incentrato sulla condivisione, il lento movimento, il rispetto per gli altri e l'avvicinamento al silenzio, arte difficile ma utile.

Come sempre presente la nostra Zia Ornella che ha accolto i bambini con il calore che la contraddistingue.
Al termine dell'incontro, merenda bio per tutti i partecipanti.
Questa settimana a abbiamo proposto, budino al crem caramel con latte di riso e 
torta alla mele (del nostro frutteto) con farina di riso e fumetto,olio, uova e zucchero.
 Quest'ultimo cercheremo di sostituirlo del tutto con Malto e Miele nelle prossime merende.

Buon momento di condivisione per le mamme che si sono fermate con noi  durante la lezione, un'ora di scambio di idee, condivisione di vita, progetti e buon umore. I bimbi sereni abitano in case serene ed anche i genitori necessitano dei propri spazi per arricchirsi e crescere.

Un abbraccio a tutti
LA TRIBU DELL'ALBERO




lunedì 17 ottobre 2011

WILLOW




Se il tuo animo si è fatto amaro,
rancore e autocommiserazione
rendono un tuo sorriso raro,
Willow è il Fiore che ti può servire
se una vittima non ti vuoi più sentire.

IL PARADISO DEL SIGNOR CESARE

Il signor Cesare, detto Cesarone dagli amici, per via della sua grossa mole, era stato messo a dura prova dalla vita, come amava dire lui stesso.

Quando metteva su un piatto della bilancia quello che il destino gli aveva dato e su un altro quello che gli aveva tolto, quest’ultimo gli sembrava sempre molto più pesante.

― Io sono sempre stato una persona onesta, un grande lavoratore, un buon marito e guarda che ci ho guadagnato? Un pugno di mosche!― diceva spesso ai condomini della palazzina dove faceva il portiere.

― E come se non bastasse, dopo una vita tanto amara mi ritrovo pure vedevo e senza nessuno che si prenda cura di me! ― rispondeva, quando qualcuno provava ad addolcire le sue parole. Consolare Cesare era un compito difficile che lasciava l’interlocutore con una gran voglia di piantare lì, dove era, la conversazione e lui sempre più risentito e assorto nei suoi pensieri.

― Parla facile questo qui ― pensava, vedendo il consolatore andare via.

― Ha avuto tutto dalla vita: i soldi di famiglia, un lavoro facile e ben remunerato, una moglie che sembra una top model … eh … ma la resa dei conti arriva per tutti. Poi verrò io a chiederti di essere ottimista, caro il mio avvocato. ―

Tutto il santo giorno il signor Cesare si rigirava nello stomaco questi pensieri, aggiungendo sempre nuove prove a carico del suo rancore per il mondo e per la vita che lo umiliava, trattandolo così male che lui stesso non riusciva a capire cosa avesse mai fatto per meritarsi un simile destino.

― Se mio padre mi avesse lasciato almeno qualche lira, la mia vita sarebbe stata diversa. ― pensava il portiere spazzando l’androne.

― Se mia moglie si fosse curata un po’ di più, sicuramente, non si sarebbe ammalata lasciandomi solo, che diavolo! ―

― Se mio fratello si fosse degnato di darmi una mano, invece di pensare solo a se stesso, forse adesso avrei potuto stare tutto il giorno al lago a pescare, invece di dovermi spaccare la schiena in questo condominio di cretini! ―

Dio non ne poteva più di ascoltare le lamentele e le rimostranze del signor Cesare.

― Quel che troppo è troppo, anche per me! ― tuonò dall’alto ― non ne posso più di sentire i continui borbottii di quel vulcano spento. Lo manderò nell’Eden terrestre, almeno lì non avrà nulla di cui lamentarsi e lascerà in pace le mie povere orecchie! ―

Il paradiso terrestre era un luogo dove cresceva ogni ben di Dio e, cosa meravigliosa, i suoi abitanti avevano il privilegio di veder realizzati, istantaneamente, i pensieri e desideri del loro cuore.

Bastava pensare con, gioia, ad una casa bellissima e questa gli si materializzava davanti, una donna mozzafiato e subito ne appariva una, un panorama spettacolare e si veniva trasportati davanti ad un tramonto sul mare … Non c’era limite ai desideri esauditi e alla felicità di quel posto dove il signor Cesare stava per essere portato.

Come il nostro portiere arrivò all’Eden la prima cosa che pensò, guardandosi intorno fu: ― ma cosa diavolo si sorridono questi qui? Che avranno mai da ridersi? Gli farei provare solo un giorno della mia misera esistenza, in quel buco di casa e con quello schifo di lavoro che mi è toccato in sorte e poi vorrei vedere se hanno ancora voglia di essere contenti. ―

Senza saperlo, Cesare aveva appena fatto la sua prima ordinazione all’Eden: misera esistenza, buco di casa e schifo di lavoro!

All’istante tutte le sue richieste si materializzarono, ricreando in paradiso le tristi condizioni di cui si era lamentato da una vita e da cui Dio, nel suo grande amore, gli aveva concesso di evadere.

― Eccolo qui il paradiso! Lo dicevo io! Ti pare che una volta tanto Dio mi mandava qualcosa di buono! ―

Il signor Cesare sembrava quasi contento di vedere confermate le sue teorie di vittima sofferente.

I giorni che seguirono furono una tortura per il povero portiere.

Più andava in giro per questo luogo meraviglioso e più cresceva il suo risentimento per non poter partecipare a tanto ben di Dio, più puntualmente gli venivano recapitate le ordinazioni che faceva tra un borbottio e l’altro.

Gli altri erano belli e di splendido aspetto fisico.

Lui ottenne una crescita a dismisura del suo naso e della sua bruttezza.

Gli altri avevano cibo e leccornie di ogni tipo.

Lui, lamentandosi del contrario, riuscì solo ad ottenere alimenti scadenti e di infima qualità.

Tutti gli abitanti di quel posto benedetto erano felici e consapevoli che i loro pensieri e i loro sentimenti creavano le ordinazioni che venivano realizzate, tutti tranne Cesare!

Dopo una settimana di permanenza, il portiere passava le giornate col broncio, invidiando tutti quelli che gli passavano davanti e continuando a ripetere:

― Cosa ho fatto per meritarmi questo? ―

Dio, dall’alto dei cieli, osservava sempre più preoccupato la situazione, senza poter intervenire, perché tutte le preghiere con cui Cesare lo invocava iniziavano, proseguivano e finivano così:

― Dio, perché non fai qualcosa? Ti sei dimenticato di me! Non alzi neanche un dito per venirmi in aiuto! ―

L’onnipotente non poteva fare nulla contro le sue stesse leggi.

L’ordinazione di Cesare era ‘Dio non alzi neanche un dito per venirmi in aiuto!’ e questo lo metteva nella posizione di non poter agire.

Per fortuna l’avversa sorte, di cui il signor Cesare si andava tanto lamentando, gli venne incontro sulle rive di un fiume, dove se ne stava solo ed escluso dalla felicità di quel mondo.

Il salice dove Cesarone si era pigramente appoggiato, era un messaggero di Dio e fece cadere qualche goccia della sua essenza nella bocca aperta dell’uomo che si era appena addormentato.

― Cesare, Cesare … ― gli disse il Fiore del salice, chiamandolo nel sonno.

― E’ giunto il momento che tu smetta di sentirti la povera vittima della vita.

Dio ti ha dato e ti ha tolto, nella giusta misura, quella che lui e la tua anima hanno insieme concordato. Non hai nulla di cui lamentarti! Sei stato invitato a vivere nella felicità dell’Eden … ―

― Ma quale felicità? ― si affrettò a dire l’uomo.

― Qui sono tutti contenti e soddisfatti tranne me. Qui i miei desideri non contano e non vengono realizzati. ―

― Vedi? ― con un sorriso il Fiore cercava di illuminare Cesare.

― Continui a compiangerti e questo non ti porta a nulla. Qui, come sulla Terra, tu sei l’artefice del tuo destino.

Dio ti ha fatto a sua immagine e somiglianza perché tu potessi creare la vita che il tuo cuore desidera. Ancora non l’hai capito? Sei tu a creare quello che vedi.

Tutto quello che c’è nella tua vita è lo specchio dei tuoi pensieri e delle tue emozioni. Dio non fa altro che darti quello che tu vai chiedendo con tanta insistenza. ―

Cesare, per la prima volta in vita sua, vedeva le cose da questo punto di vista.

― Lascia che la fiducia entri nel tuo cuore e il mondo tornerà ad esserti amico! ―

Al suo risveglio l’uomo decise di seguire le parole del Fiore e, cercando di tenere gratitudine nel cuore e nei pensieri, fece le sue ordinazioni.

Quelli che seguirono furono i primi giorni di vera gioia che il portiere in vacanza ebbe modo di vivere. Non si fece mancare nulla, soprattutto il sorriso sulle labbra che, per una vita, erano state piegate all’ingiù.

Un giorno, mentre stava scherzando con un abitante dell’Eden, si rese conto che le loro risate felici echeggiavano nella vallata, unendosi a quelle degli altri abitanti del paradiso e finalmente capì quale fosse stato il compito affidatogli nella Terra e che lui, neanche lontanamente, aveva voluto eseguire.

Il signor Cesare chiamò Dio in cuor suo, lo ringraziò con profonda gratitudine per quei giorni meravigliosi e pieni passati all’Eden, ma chiese di tornare sulla Terra per adempiere quello che la sua anima bramava.

Dio lo fece tornare nella sua casa di portierato in una palazzina affollata.

Cesare continuò per molti anni ancora a svolgere il suo lavoro. La mattina accoglieva tutti con un pensiero allegro, tanto che i condomini finirono con l’adorare quell’uomo che ogni giorno li faceva andare a lavoro col sorriso sulle labbra.

Ogni sabato e domenica, il portiere prendeva il suo naso rosso di plastica, le scarpe di qualche misura in più e rotte sulle punta, la giacca rattoppata sui gomiti e la sua trombetta viola.

Andava nell’ospedale pediatrico dove faceva il volontario, cercando di portare il suo sorriso ai bambini che erano ricoverati in quelle corsie.



Il Fiore che ha profumato questa storia è: Willow (Salice giallo)
Per coloro che hanno sofferto a causa delle avversità o della cattiva sorte e non riescono a farsene una ragione; si lamentano o sono risentiti poiché giudicano il valore della vita in base al successo.
Pensano di non aver meritato pene così grandi, che quanto è loro accaduto è ingiusto e se ne amareggiano.
Spesso si disinteressano a ciò che prima amavano fare.
Edward Bach




Claudia Brunetti, laureata in antropologia culturale, è da sempre appassionata lettrice e scrittrice di favole.
Operatrice shiatsu diplomata, da anni studia i Fiori di Bach seguendo corsi di formazione ed aggiornamento. Ha completato il II livello del Programma Internazionale di Formazione promosso dalla dr. Edward Bach Foundation Inghilterra.
Ama pensare a se stessa come la Racconta Fiori al servizio di tutti coloro che vogliono essere accompagnati nel viaggio verso la conoscenza di sé attraverso i rimedi Floreali.



E’ possibile leggere i post della Racconta Fiori sul suo sito oppure acquistare copia del libro Dove i fiori parlano

RUSSIA, ORFANOTROFIO LAGER: 27 BIMBI DECEDUTI




INDIGNAMOCI ANCHE PER QUESTO!!!



MOSCA – Un bambino di 11 anni morto per denutrizione, pesava solo 10 kg: è una delle 27 vittime dell’ orfanotrofio-lager di Miski, nella regione siberiana di Kemerovo, dove attualmente sono ricoverati circa 400 bambini con varie malattie congenite che impediscono loro di muoversi e di mangiare. Altri 11 sono morti per soffocamento da cibo: le infermiere, infatti, alimentavano per via orale anche i piccoli che dovevano essere nutriti solo con la flebo. Ma non è che la punta dell’iceberg in un Paese che rimpiange gli ‘orfanotrofi familiarì sovietici e che si ritrova con 800 mila bambini abbandonati, più di quanti fossero alla fine della seconda guerra mondiale, che in Russia falcidiò milioni di famiglie. Quello di Miski era un vero e proprio istituto degli orrori e del cinismo: negli ultimi due anni e mezzo, insieme a 27 vite di innocenti, sono spariti anche 670 mila rubli (16 mila euro), la miseria versata dallo Stato per assicurare un minimo di assistenza ai piccoli ospiti quando diventeranno maggiorenni. Ora la procura locale ha aperto un’inchiesta e il direttore dell’istituto, indagato per negligenza colposa e abuso d’ufficio, si è dimesso.

Tutto è partito dal decesso di quel bambino di 11 anni che pesava come uno di tre. «Abbiamo visto bambini in tali condizioni solo nei documentari sui campi di concentramento nazista», ha confessato indignato il procuratore Oleg Zaratovski. Ma i casi di orfanotrofi-lager, o comunque in condizioni fatiscenti, facili prede di incendi, sono frequenti in Russia. È dello scorso anno la storia di un orfanotrofio gestito da suore nella regione di Vladimir, a circa 200 km da Mosca, dove le bambine venivano frustate con la cinghia, tenute a pane e acqua per lunghi periodi, sottoposte a orari di lavoro estenuanti nei campi. Risale invece al 2009 il caso dell’ orfanotrofio di Timovsk, nella regione di Tula, dove i più irrequieti venivano rinchiusi in una clinica psichiatrica e imbottiti di psicofarmaci. I dati ufficiali sulla situazione dei bambini in Russia sono agghiaccianti. Ogni anno circa 100 mila sono vittime di abusi (spesso familiari) e 2000 muoiono a causa di violenze e maltrattamenti da parte dei genitori, mentre oltre 10 mila scompaiono o fuggono.

Si tratta di famiglie disagiate, con problemi di droga e alcolismo. I bambini orfani o abbandonati sono invece circa 800 mila, anche se dati non ufficiali parlano di 2 milioni, su un totale di 38 milioni di minorenni. Un fenomeno drammaticamente in crescita, con numeri raddoppiati dal 1994, mentre gli orfanotrofi sono passati dai 600 del 1990 (prima del crollo dell’Urss) ai quasi 2000 di oggi, con circa 200 mila ospiti. Quando escono solo il 10% riesce a inserirsi, il 10% si suicida, il 40% delinque e il 40% diventa alcolizzato o tossicodipendente. Solo 150 mila degli 800 mila bimbi abbandonati sono stati adottati (la metà all’estero). Quanto agli altri, 37 mila vanno in affidamento (sino ai 14 anni) e 380 mila finiscono sotto la tutela di altri parenti (dai 14 ai 18 anni): lo Stato versa una una tantum di 12 mila rubli (280 euro) e sussidi mensili che vanno da 5000 a 7000 rubli (120-166 euro). Il destino peggiore è sicuramente l’orfanotrofio, tanto che Albert Likhanov, capo del fondo di beneficenza per l’infanzia, si dice favorevole al programma di ‘orfanotrofio familiarè sovietico rimasto in vita sino alla fine dell’Urss, quando a prendersi cura di un gruppo di orfani era una persona stipendiata dallo Stato. Anche in epoca sovietica, comunque, gli istituti speciali per bambini non erano certo un modello di accoglienza e calore, come racconta con crudo realismo lo scrittore russo Ruben Gallego nel suo straordinario libro autobiografico «Bianco su nero».
da leggo.it

domenica 16 ottobre 2011

Russia: orfanotrofio-lager, 27 morti



SENZA PAROLE.....
Riportiamo queste poche righe ANSA per richiamare l'attenzione su tutti i bambini del mondo che patiscono le pene dell'inferno....

OM SHANTI 
A QUESTE ANIME CHE HANNO SCELTO UN CAMMINO TORTUOSO, AFFINCHE' NON SIANO SCESE SU QUESTA TERRA INVANO.




Russia: orfanotrofio-lager, 27 morti

15 Ottobre 2011 19:26

(ANSA) - MOSCA - Un orfanotrofio-lager, con una trentina di bambini morti in gran parte per denutrizione o soffocamento da cibo: l'istituto degli orrori e' stato scoperto a Miski, regione siberiana di Kemerovo, dove sono ricoverati 400 bambini con malattie congenite che impediscono loro di muoversi e/o di mangiare. Negli ultimi due anni e mezzo ci sono stati 27 morti e sono spariti 670 mila rubli (16 mila euro) versati dallo Stato per l'assistenza ai piccoli una volta maggiorenni. E' stata un'inchiesta.




IL CUORE DELL'ALBERO (racconto zen)








IL CUORE DELL'ALBERO (racconto zen)

Seppo disse al suo discepolo Chosei:
"Vieni, prendi l'ascia! Invece di meditare, andiamo a tagliare degli alberi per costruire una capanna."
Chosei accompagnò il suo maestro nel bosco del monastero. Nel momento in cui si disponeva a tagliare un albero, Seppo gli disse:
"Non smettere di tagliare finché non sarai giunto al cuore dell'albero!"
Senza dare neanche un colpo contro il tronco, Chosei gli rispose:
"Ci sono già arrivato."
"Perfetto" rispose Seppo. "Il nostro Buddha ha fatto direttamente la trasmissione da cuore a cuore. Tu che ne dici?"
"Trasmissione ricevuta!" disse Chosei buttando via la sua ascia.
Seppo la raccolse e con il manico diede un colpetto sulla testa del suo discepolo.


Il maestro dice al suo discepolo: "Invece di meditare e di lavorare sul nostro spirito dentro il monastero, facciamo un lavoro manuale! Costruiamo qualcosa di utile. Però, quando taglierai l'albero, non fermarti finché non sarai arrivato al centro!".
Il che significa: "Quando comincerai il tuo lavoro di trasformazione spirituale, non fermarti finché non sarai arrivato al centro di te stesso".
Il discepolo, astutamente, capisce subito il senso delle parole del suo maestro: "Ci sono arrivato". Esprime così di aver già trovato il proprio centro.
Il maestro accetta questa affermazione, ma aggiunge: "Buddha ha trasmesso il suo insegnamento da cuore a cuore. Non c'è nulla di scritto. Hai ricevuto la trasmissione?". "L'ho ricevuta" risponde il discepolo buttando via la sua ascia. Manifesta chiaramente che, per lui, il lavoro è finito. Non è necessario fermarsi ore e ore a meditare, a studiare, a cercare, a seguire gli insegnamenti di tutti i maestri che capitano, a lavorare sulle energie, a praticare il tantra, lo yoga e così via. Quando percepiamo che la trasmissione colpisce direttamente il nostro cuore, abbiamo finito.
Allora il maestro gli dà un colpetto sulla testa e gli dice: “Però adesso sei caduto nel tranello perché credi che esista una trasmissione”. Quando si lavora spiritualmente, nessuno ti trasmette niente. Sei solo tu a dover trovare dentro di te. Niente viene trasmesso. Come dice Gurdjeff: “Nessuno può fare pipì per te”. Tu sei l’unico che possa farlo. Se trovi, trovi. Puoi venire aiutato, ma questa storia della trasmissione della conoscenza è una delle tante storie che si limitano semplicemente al nostro ego.

Alejandro Jodorowsky - Il dito e la luna

sabato 15 ottobre 2011

Il cielo d'Irlanda




Il cielo d'Irlanda è un oceano di nuvole e luce
il cielo d'Irlanda è un tappeto che corre veloce
il cielo d'Irlanda ha i tuoi occhi se guardi lassù
ti annega di verde e ti copre di blu
ti copre di verde e ti annega di blu

Il cielo d'Irlanda si sfama di muschio e di lana
il cielo d'Irlanda si spulcia i capelli alla luna
il cielo d'Irlanda è un gregge che pascola in cielo
si ubriaca di stelle di notte e il mattino è leggero
si ubriaca di stelle e il mattino è leggero

Dal Donegal alle isole Aran
e da Dublino fino al Connemara
dovunque tu stia viaggiando con zingari o re
il cielo d'Irlanda si muove con te
il cielo d'Irlanda è dentro di te

Il cielo d'Irlanda è un enorme cappello di pioggia
il cielo d'Irlanda è un bambino che dorme sulla spiaggia
il cielo d'Irlanda a volte fa il mondo in bianco e nero
ma dopo un momento i colori li fa brillare più del vero
ma dopo un momento li fa brillare più del vero

Il cielo d'Irlanda è una donna che cambia spesso d'umore
il cielo d'Irlanda è una gonna che gira nel sole
il cielo d'Irlanda è Dio che suona la fisarmonica
si apre e si chiude con il ritmo della musica
si apre e si chiude con il ritmo della musica

Dal Donegal alle isole Aran
e da Dublino fino al Connemara
dovunque tu stia viaggiando con zingari o re
il cielo d'Irlanda si muove con te
il cielo d'Irlanda è dentro di te

Dovunque tu stia bevendo con zingari o re
il cielo d'Irlanda è dentro di te
il cielo d'Irlanda è dentro di te


FIORELLA MANNOIA


mercoledì 12 ottobre 2011

LA CASTAGNA









C’era una castagna insieme ad altre due sorelline, dentro il suo astuccio spinoso. E stava molto calda e morbida perchè quell’astuccio di fuori aveva le spine, ma dentro aveva una bella pelliccetta soffice.
La castagna diventava sempre più grossa, finchè un giorno ruppe il riccio e si affacciò.
“Com’è bello il mondo!” disse. Forzò l’apertura e cadde per terra. Era una bellissima castagna lucida e grossa.
“Buongiorno, castagna!” disse la formichina che passava.
“Dove vai?” chiese la castagna che aveva voglia di chiacchierare.
“Vado a portare questo granellino al formicaio”
“Buon lavoro, formichina!”.
E la formichina se ne andò.
Venne un grillo.
“Buongiorno castagna!”
“Anche tu porti un granellino al formicaio?”
Il grillo si mise a ridere.
“Quelle son faccende da formica. Io suono il violino”. E si mise a suonare una bellissima melodia.
“Sei bravo” disse la castagna. “Ora ricordo di averti sentito suonare quando ero chiusa nel riccio”.
“Forse mi nomineranno re di tutti i grilli!” disse il grillo dandosi grande importanza.
Un fungo, che era nato nella notte, si mise a ridere.
“Forse ti nomineranno re di tutti gli sciocchini!” disse.
“E io cosa diventerò?” chiese la castagna. “Sono ancora nuova e non lo so”.
“Polenta” disse il fungo. “Oppure castagnaccio. Ma forse caldarrosta”.
Venne una bambina e raccolse la castagna.
“Com’è bella!” disse, e se la mise in tasca.
Quando arrivò a casa la dette al fratellino piccolo, perchè ci giocasse e quella castagna non diventò polenta e nemmeno castagnaccio. Non fu nemmeno caldarrosta; diventò un giocattolo per un bambino piccolo, e fu molto contenta lo stesso.




M. Menicucci

martedì 11 ottobre 2011

Brucerò per te - NEGRITA



Brucerò per te 

che cos’ero intorno ai 20 anni
un manicomio sul letto di danni
sogni sciatti notti di festa
tiravo sassi alla tua finestra
ma cos’hai visto in questo qui
e quella cosa è ancora lì
oh no…
oh no…
oh no…
oh no…

e ora amore dopo una vita
cosa pensi che ti dica
sei l’aurora boreale
sei la luce che squarcia il mio vuoto banale
e brucerò per te
mi ferirò per te
io brucerò per te
mi ammalerò per te

davanti a te un plotone schierato
esplode colpi e non prende fiato mai

sarò con te ovunque andrai
ti prego dimmi che non t'abbandonerai




Primavera festa del mondo
mentre io, io mi nascondo

e che non mi importa niente
nemmeno della gente
voglio solo stare con te
e rivederti ridere
e brucerò per te
mi ferirò per tema io lo so che tornerai

e la luna pensa per se
se ne frega di noi

l’universo si muove non smetterà mai

e brucerò per te
mi ferirò per te
io brucerò per te
mi ammalerò per te

amica cara amica speranza
parti da qui dalla mia stanza
e vola sali più alto della paura
che ci corrode che ci tortura
e vaiiii

corri più della paura
che ti corrode che ti consuma e vola
io lo so che lo sai fare
e niente ci potrà fermare più

per te… per te…
io brucerò …
io brucerò …
per te…